art. x il Chianti - Cecchi

Nel 1966 l’Ente Mostra Mercato dei Vini Tipici e di Pregio viveva i suoi trentatre anni con la serenità di chi sa che la scelta fatta è quella giusta. Abbandonare una manifestazione di grande successo, com’era la biennale dei vini tipici e di pregio di Siena, che riusciva a mobilitare alcune centinaia di migliaia di visitatori provenienti da ogni parte del Paese, non dev’essere stata una decisione facile, soprattutto in una città come Siena che sa proteggere con amore e passione ogni sua creatura.
Ancora oggi, per capire la difficoltà di questa decisione, resta vivo, nelle persone meno giovani, il ricordo, insieme al rimpianto, per una ricorrenza attesa, che portava i migliori vini delle Regioni italiane in Fortezza e poneva Siena al centro dell’attenzione nazionale.
L’Enoteca Italica Permanente, che aveva preso il posto della Mostra biennale, aveva allora sei anni ed era nel pieno del suo sviluppo nelle mani dei più illustri personaggi della vitivinicoltura italiana, con tante attenzioni intorno testimoniate da nuove iniziative che prendevano corpo e la rendevano sempre più bella al visitatore, e sempre più importante al mondo del vino.
Un anno importante per il vigneto Italia per l’avvìo dei primi riconoscimenti di vini doc, dopo l’approvazione nel 1963 del DPR 930 che affida al Comitato Nazionale per la Promozione e la Valorizzazione dei vini a d.o., presieduto dal Sen. Paolo Desana, l’istruttoria delle domande ed il parere per la pubblicazione del riconoscimento sulla G.U..
In un unico decreto vengono pubblicati i disciplinari di ben quattro doc( la “Vernaccia di S.Gimignano”, il “Bianco di Pitigliano”, ), che aprono alla viticoltura italiana la strada della qualità e quella della valorizzazione dei territori che danno vita ai vini doc e fanno subito la fortuna della sigla doc che, in pochissimo tempo, diventa patrimonio del consumatore come sinonimo di qualità.
Un anno, quindi, decisivo per il futuro del vino italiano, con una svolta che troverà poi il suo compimento nel 1980, quando quattro vini doc ( Brunello di Montalcino, Barolo, Barbaresco e Vino Nobile di Montepulciano) ottengono un riconoscimento ancora più prestigioso, la docg.
Il 1966 è un anno importante anche per l’Enoteca Italica Permanente, oggi Enoteca Italiana, che, è bene ricordarlo, ha rappresentato il primo esempio al mondo di vetrina esclusiva di una realtà complessa qual’è quella della vitivinicoltura italiana, centro permanente di cultura del vino, di promozione e di valorizzazione della qualità; luogo di incontri con la scienza, la tecnica; punto di riferimento per i produttori, gli operatori del settore ed i consumatori.
Grazie al suo esempio in più parti del centro nord nascono Enoteche a carattere pubblico che hanno nella regola della selezione della qualità il carattere distintivo e trainante di un processo che non trova sosta, nonostante i mille ostacoli posti da una cultura di chi non vuole condizionamenti e crede che tutto dipenda dalle sole personali capacità. Una cultura che vive ancora ed ogni tanto affiora contro l’evidenza dei fatti e dei risultati che fanno parlare di grandi successi del nostro vino soprattutto nellla sua veste di testimone principe del territorio e di richiamo del turista che, attraverso questo prodotto, riscopre i valori della campagna e della cultura contadina.
Importante perché, con l’apertura, proprio in questo anno, della “Settimana dei Vini”, l’Enoteca diventa strumento operativo del Comitato, soprattutto nel campo della promozione e della valorizzazione dei vini a denominazione di origine, che cominciano a crescere di numero ed a dare le prime soddisfazioni ai produttori ed alle comunità del territorio di origine del vino.
In pratica strumento di una strategia politica che porterà il vino italiano a vivere i successi di questi anni su tutti i mercati del mondo, soprattutto per merito della scelta della “qualità dell’origine” come mi ha insegnato l’amico Vittorio Camilla, per lunghi anni Segretario del Comitato e collaboratore del Presidente Desana che non è mancato mai all’appuntamento di giugno a Siena.
Nel 1966 si registra il rinnovo degli organi dell’Ente – Enoteca, con il Prof. Italo Cosmo che prende il posto del prof. Giovanni Dalmasso che, insieme ad Arrigo Musiani, aveva voluto l’Enoteca.
Fra i nuovi amministratori un giovane mercante di vino di Poggibonsi, il ragioniere Luigi Cecchi, a rappresentare, all’interno dell’Ente, il mondo del commercio e della industria di trasformazione per 37 anni, in pratica fino alla vigilia della “Settimana dei Vini”(30 di maggio – 8 di giugno prossimo), che ha visto nascere.L’altro giorno è stato presente, come sempre, alla riunione che ha ufficializzato la nomina dei nuovi amministratori dell’Ente, con l’on. Tattarini chiamato a dare continuità alla sua presidenza. Ora il testimone è nelle mani del figlio Andrea che farà di tutto per non far rimpiangere il padre, divenuto nel tempo una vera e propria istituzione dell’Ente.
Questa longevità di amministratore ha permesso Al Comm. Cecchi di vivere la crescita dell’Enoteca fino alla metà degli anni ’70 a cui ha fatto seguito, in concomitanza del passaggio degli Enti Fiera dalla competenza dello Stato a quella delle Regioni, nel caso specifico la Toscana, una crisi profonda a cavallo degli anni ’70 -’80, che hanno fatto rischiare la chiusura.
Ho avuto modo di conoscere il comm. Cecchi nel pieno di questo brutto momento dell’Enoteca e così che ho avuto modo di apprezzare il prezioso contributo che egli ha dato, a fianco del Prof. Mencaraglia, prima e del Sen. Margheriti, poi, per il rilancio dell’Ente e della sua struttura.
Sono passati, ormai, più di vent’anni da quel primo incontro presso la sede dell’Azienda di Promozione Turistica dove si riunivano gli organi dell’Ente, in mancanza di una sala riunioni nella sede presso la Camera di Commercio.
La consegna, in occasione della manifestazione inaugurale della 37à Settimana dei Vini nella Sala delle Lupe del Palazzo Civico di Siena, della medaglia d’oro dell’Ente – Enoteca al comm. Luigi Cecchi, per i suoi 37 anni di amministratore, ha il significato di un riconoscimento doveroso a chi, gratuitamente, ha messo a disposizione dell’Ente il suo impegno e la sua professionalità.
Quando ho avanzato la proposta al Presidente Tattarini ho ricevuto una risposta entusiasta e di ciò non avevo dubbi.
Se l’Ente festeggia quest’anno il suo 70° anniversario ed ha la titolarità di poter raccontare con la sua testimonianza e le sue iniziative i momenti più significativi della storia moderna del vino italiano lo si deve a tanti suoi amministratori che Cecchi rappresenta dall’alto della sua esperienza che, in quanto a capacità e, non solo, longevità e dedizione, non ha uguali.
In questo senso il riconoscimento ha più che mai il significato di gratitudine profonda da parte, non solo dell’Ente e della sua Enoteca, ma anche del mondo del vino.
Alla gratitudine si aggiunge l’augurio di sempre nuovi interessi per dare ancora più vita ad una già così intensa.
Pasquale Di Lena

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