CHI PENSA A RADICARE E CHI E' COSTRETTO A SCAPPARE


Noi vènti, ultimamente, soprattutto in Molise, siamo di grande attualità per la sola ragione che diamo energia, quella pulita. Di questo siamo felici e pienamente soddisfatti per essere utili a qualcosa.
Per la verità il nostro lavoro più duro è quello che facciamo senza alcun riconoscimento da parte di chi ora ci adora e ci desidera, quello della impollinazione, che ci rende indispensabili alla vita ed alla sua continuità. Per questa fatica enorme, che ci appartiene, nessuno ci considera, anzi i più provano fastidio.
È sempre così: è il niente che appassiona, mai la sostanza; il vuoto delle parole, mai il loro vero significato; la demagogia, mai la verità; la contraddizione, mai la coerenza.
Detto questo, passiamo a commentare quest’ultimo scontro sulla possibilità di sfruttamento della nostra natura di produttore di energia per evidenziare alcune contraddizioni.
Intanto, che siamo diventati preda dei soliti padroni, che, rendendoci schiavi, hanno capito che possono fare grandi affari e ciò è possibile perché gli affari e, soprattutto, i soldi che riescono a portare nelle casse di questi signori, si possono comprare anche le intelligenze oltre ai bisogni, con risultati devastanti, anche perché molte volte la stragrande maggioranza non sa di essere stata comprata.Tanto più quando nasce la confusione che poi si trasforma in caos.
Mentre facciamo queste riflessioni non sappiamo ancora come si è chiuso lo scontro che si è aperto in Consiglio regionale, soprattutto all’interno della maggioranza, con l’assessore all’energia che riconsegna la delega e dice di essere stato chiamato da quelli di Roma (il governo) per preparare il Molise a diventare sito nucleare.
La verità è ancora peggio, se si vogliono leggere i movimenti degli ultimi due anni, soprattutto nel Basso Molise, che portano attraverso le adesioni dei Comuni al Cosib, non a caso tutti dell’Unione, ad un’azione chiara di opzione dei terreni per grandi discariche, e, quindi, del territorio, che solo gli ingenui o chi non vuole capire, non riesce a capire.
Sta qui la ragione della svendita in atto dell’agricoltura, con una crisi indotta anche da chi dovrebbe difendere il settore, perché tutto diventi un panello di burro attraversato da un coltello caldo.
Anni e anni di sopportazione di una condizione di esclusione, soprattutto culturale, dai processi di sviluppo (tutti falliti ma che si provano a rinnovare), per ritrovarsi invasi da pale in mancanza di una programmazione da parte di una politica e di politici che non ne hanno neanche il sentore.
Anni e anni di sacrifici per vedere come continuare, mettendo su, proprio nel Basso Molise e lungo la fascia che affianca il mare, realtà aziendali, di straordinario valore, in comparti, come il vino, che fanno immagine al Molise; impegnando risorse e passioni, insieme al pubblico che realizza l’irrigazione e, con essa, la possibilità di colture intensive ad alto reddito, soprattutto se passa l’idea di sfruttare il sole.
Stupidità, solo stupidità mista a miseri interessi, tutti personali e di carattere elettorale.
A proposito di stupidità, siamo ancora a rovellarci dentro per capire le ragioni di chi accetta l’installazione di pale che, noi vènti, dobbiamo far girare nelle piane di Campomarino, San Martino, Portocannone, dopo aver gridato no alle pale disegnate sul mare. È difficile capire una preferenza che non ha, ve lo possiamo dire noi, alcun senso. Anzi, per quanto ci riguarda quelle sul mare ci danno lavoro costante e meno pesante; possono salvare spazi enormi di arenili speciali per la bontà del pesce che sono sui fondali, creando una specie di parco della pesca essenziale per la nostra cucina marinara; possono salvare il nostro mare.
Quello che ancora oggi ci meraviglia e il modo in cui hanno pronunciato il no e sostenuto il loro diniego. Sono le stesse persone che non si sono mai accorte del passaggio di petroliere; delle grossi barche che, a coppia, raschiano i fondali; dei rischi di inquinamento del mare, il nostro mare.
Ma non è solo questo che ci meraviglia e ci preoccupa. C’è, e diventa sempre più diffusa, la indifferenza a tutte le bestialità che stanno sulla testa di tutti, come una spada di Damocle, soprattutto delle nuove generazioni, che dovrebbero essere quelle naturalmente interessate al domani di questo nostro Molise e di questa nostra Italia. La loro indifferenza, con la speranza tutta risposta nella possibilità di scappare, è la risposta più diretta alla indifferenza di una classe dirigente che ha una sola preoccupazione: quella di continuare a radicare in questo Molise.
U faùneie del 29.07.09

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