Leggendo qua e la' n. 86 - G8, GIOTTO E DINTORNI



Quando un piduista come Cicchito esprime gioia per una cosa vuol dire che la P2 è contenta e se la P2 è contenta c’è sicuramente di che preoccuparsi. In questo senso esprimiamo la nostra insoddisfazione per l’iniziativa del Presidente Napolitano, di una tregua nelle polemiche da qui al G8, ciò che vuol dire far sparlare liberamente Berlusconi, un uomo che avrebbe più di una ragione per tacere. Con tutto il rispetto per il nostro Presidente, al quale facciamo gli auguri per i suoi 84 anni portati bene, ma ripetiamo non siamo rimasti molto contenti di questa sua iniziativa applaudita da Cicchito.
Ci consoliamo con Madoff, il re della truffa, il finanziere americano condannato a 150 anni per una frode da 65 miliardi di dollari. 150 anni di carcere una enormità anche per l’Europa, figuriamoci per l’Italia dove è bravo chi non paga le tasse, figuriamoci se poi è anche diabolico per come ha gabbato quelli che per mestiere gabbano i consumatori e il più delle volte li riducono sul lastrico. Pensiamo alle banche, agli investitori ed a altri soggetti. Beh! In Italia un uomo così avrebbe i riconoscimenti più ambiti e sarebbe un sicuro amico del Vaticano.
Infatti, ecco la notizia di un Fisco che perde 37 miliardi di euro in Italia che spinge il deficit pubblico al 5% nel 2009. Cifre che in parte sono da addebitare alla crisi, ma in parte ad una crescita dell’evasione fiscale che è lo sport preferito dagli italiani che amano Berlusconi, l’uomo che non vuole che si parli di crisi ed accusa chi lo fa di catastrofismo e, per questo, lo invita a tacere.
Ci preoccupa, invece, la notizia che arriva da Termini Imerese, della decisione della Fiat di non produrre più auto dal 2012, con oltre 2.000 operai che vanno a perdere il posto di lavoro.
Operai traditi, abbandonati proprio nel momento in cui la Fiat con Marchionne, sembrava aver conquistato il mondo. Se questi sono le prime cambiali da pagare è meglio che Marchionne se ne stia buono al Lingotto a curare i tesori della famiglia Agnelli, accumulati grazie agli italiani che li hanno pagati.
Non abbiamo capito l’iniziativa del vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, di una censura preventiva nei confronti del Nobel Dario Fo, negando a questo personaggio della cultura italiana, la possibilità di uno spettacolo davanti alla basilica superiore di Assisi, su Giotto e la paternità dei dipinti a lui attribuiti.
Una notizia che ci è piaciuto leggere è quella che riporta il titolo “Abbracciare gli alberi” di un libro di Giuseppe Barbera che ha il duplice significato: quello fisico di un vero abbraccio che dà piacere e quello metaforico di una protezione delle piante da inutili tagli e incendi. Ringraziarli per quello che hanno fatto per l’umanità e per quello che continuano a fare per tutti noi. Amici che non sappiamo ringraziare, ma che meritano tutta la nostra gratitudine soprattutto in questa fase di guerra all’albero da parte delle civiltà urbanizzate. L’articolo riporta uno scritto di Calvino “l’inferno che abitiamo tutti i giorni ci offre una sola via di uscita: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
A proposito di inferno e di crisi, sono questi i tempi in cui niente può essere lasciato al caso o alla routine, alle vecchie abitudini. Sono i tempi in cui soccombe solo chi dorme e non sa cos’è la creatività, la voglia di inventarsi le cose che sono da fare. Tempi da prendere come opportunità di cambiamento per un rinascimento che apre a nuove possibilità.
Una grande occasione per Larino ed il Molise, una straordinaria occasione se tutti ci prepariamo al nuovo, mettendo da parte, come si fa con un vestito o una vecchia macchina, ciò che non serve o ciò che non ha più senso pensare. Per esempio un tipo di sviluppo che ha fatto il suo tempo ed ha fallito sotto tutti gli aspetti, per ripartire da dove ci siamo distratti e riprendere il cammino sapendo di dover pagare il prezzo dello smaltimento di tutto ciò che è ormai obsoleto.
Riprendere il discorso dell’agroalimentare che ha visto Larino, alla fine dell’’800 vivere un ruolo di punta con l’elettricità, l’arte molitoria, i frantoi e altro ancora. In fondo noi abbiamo ancora la fortuna di avere a disposizione l’intero un territorio preservato dalle cementificazioni e un patrimonio culturale, ancora tutto da organizzare e promuovere.
Questo per dire che è sempre valido il detto “non tutti i mali vengono per nuocere”, nel momento in cui noi siamo capaci di trovare le soluzioni che il male porta con sé.
U faùneie, 1° luglio 2009
da www.larinoviva.it

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