DOMANI

Leggendo qua e la' n. 94 -
Arriva agosto e si scoprono le autostrade, nonostante la terza corsia e, per alcune, la quarta e per una sola, quella di Mestre, anche il passante. Quella che non conta è la Salerno – Reggio Calabria, un pozzo di San Patrizio senza fine. Chissà quanto avranno da ridire in questo ritorno alle origini tutti quei meridionali (terroni), ormai passati alla lega, per dimostrare che non sono terroni ma leghisti emancipati, lumbard evoluti; veneti sobri o piemontesi aperti al sorriso del sole e alla malinconia della luna.
Le autostrade di fine luglio-agosto sono il segno più evidente di una programmazione fatta a casaccio, che tiene conto solo del trasporto su gomma e non di quello su rotaie e sull’acqua, per non parlare di quello nell’aria. Ma con la nuova Alitalia regalataci da Berlusconi a suon di quattrini, che poi sono i nostri risparmi, non è il caso di parlare di questo spazio enorme che la nostra amica, Bora, un altro vènto che l’Adriatico conosce, pulisce rendendo il cielo terso e le giornate limpide.
È questo il Paese circondato dal mare, che non conosce il mare o conosce limitatamente, visto che non è segnato da autostrade che permettono di far scivolare sull’acqua natanti, navi da container e da crociera, traghetti e aliscafi, che possono sostituire e rendersi utili per milioni di mezzi e milioni di tonnellate di materiale e milioni di persone, lasciando libero quel poco di territorio che resta per la nostra agricoltura, i nostri paesaggi, la nostra identità.
Quanto risparmio di benzina e di nafta; di incidenti e di vite umane; di pazzia!
C’è qualcosa che non torna. Non torna il fatto che si possa risparmiare, perché questo è un paese dove conta chi spreca e chi questo spreco ricicla, come si fa con la merda e i suoi surrogati.
Lo è sempre stato, ma oggi lo è più che mai, il Paese dove comanda la speculazione, quella edilizia in particolare, e chi questa speculazione tiene sotto controllo, vedi le organizzazioni criminali.
A questo punto è meglio non continuare per non essere internati come pazzi, visto che già diamo fastidio nella normalità, con la nomea che siamo il vento che gonfia (èbbàtte) e fa s’cattà
Passiamo a questo giorno del ricordo (recuerdivile, avrebbero detto le mamme di qualche tempo fa) ed alla manifestazione di Bologna che ha visto il poeta ministro Bondi contestato dalla piazza con una selva di fischi che, come sempre, ha trovato d’accordo sinistra e destra, per dire che certe cose non si fanno e che bisogna rispettare tutti, anche Bondi che ha avuto la opportunità di dire che è un democratico e di sapere cos’è la democrazia e la libertà.
Una piazza che aspetta, con tutti i familiari delle 80 e più vittime e dei centinaia di feriti e con i tanti democratici che sanno che quella strage ha cambiato e vogliono non parole, ma sapere la verità.Il fischio, insieme alla girata di spalle, è la dimostrazione più democratica della disapprovazione, quindi non c’è da creare la notizia, il caso, o l’occasione a un Capezzone, questo sì uno che merita fischi per ogni parola che dice, come quella di oggi che invita a smetterla di addebitare la strage di Bologna ai fascisti ed al clima di tensione che questi hanno creato in quel periodo triste della storia di questo Paese. Intanto c'è da dire che Giusy Fioravanti, condannato come uno degli autori della strage, è da oggi un uomo libero.
La verità è che siamo nel periodo in cui parla chi si dovrebbe vergognare e tacere; che diventano gesta da imitare quelle di un presidente che dovrebbe solo raccontare la verità per potersi rimettere in pace con il Paese e non pensare di andare da Padre Pio per avere il perdono; detta legge e fa opinione chi si arricchisce con la droga o convive con la criminalità organizzata; diventa un mestiere onorabile fare la puttana (escort) o la ruffiana. Un periodo dove tutto procede all’incontrario, con la Chiesa che annuncia scomuniche per la pillola del giorno dopo e si dimentica di dire le giuste parole per chi, da anni e con una continuità invidiabile, diffonde le più ributtanti volgarità, utilizzando il mezzo televisivo, che sono le ragioni di quella perdita di valori che rendono chiunque e, soprattutto i giovani, macchine senza freno, con tutto ciò che ne consegue.
Preoccuparsi delle cause vuol dire non arrivare a preoccuparsi delle conseguenze. Diciamo questo con la speranza che presto ci sarà chi ci aiuta a vedere un domani dove torna a vincere il rispetto.
U faùneie del 2 Agosto 2009

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