NO ALL’INDIFFERENZA, SI’ ALLA PARTECIPAZIONE




Manca poco e tutto quello che c’era da fare è stato fatto.

Abbiamo detto, con Padre Zanotelli, della privatizzazione dell’acqua e dell’esproprio totale di questo bene vitale, ancor più del pane e di qualsiasi altro cibo, al pari solo dell’aria; un altro giorno abbiamo parlato di pale eoliche e di siti fotovoltaici; un altro giorno ancora, di centrali nucleari e da sempre di territorio e di agricoltura e poi di cultura, di tradizioni, di profumi e di sapori.

Noi che, con il nostro soffio, battiamo da sempre questo territorio, possiamo dire che, negli ultimi tempi, come non mai e con una velocità sorprendente, il volto del territorio molisano sta cambiando e, se va avanti così, rischia di essere altra cosa da quel Molise che, da sempre, appartiene ai molisani tutti, quelli della montagna, della poca collina e della scarsa pianura e del piccolo litorale.
Di tutto questo bisogna essere grati al Presidente del Consiglio dei Ministri, il capo del governo, il parlamentare che ha scelto il Molise come luogo di “elezione”. Grati a lui, ai Ministri Scajola, Fitto, Calderoli, Prestigiacomo, Zaia, Bondi, Gelmini, ai Parlamentari che pensano di rappresentare questa loro terra, siano essi europei o nazionali, come Patriciello, Di Giacomo e la tanto onorevole De Camillis per le loro responsabilità di essere forza di governo, Grati anche ad Astore, Di Pietro, Di Giuseppe (è da tanto che non ne sentiamo parlare che, in un primo momento, ce la siamo dimenticata), che di questi problemi se ne sono occupati come se ne è occupata, a livello nazionale, tutta l’opposizione, cioè con una dose eccessiva di distrazione. Grati soprattutto a Iorio che è riuscito, dopo aver sottomesso tutti i suoi, a sottomettere l’intera opposizione, facendola entrare in letargo con una decotto di papavero, neanche abbondante per la verità, vista la sensibilità dei soggetti al sonno e alla stanchezza.

Ieri abbiamo sentito le parole forti di D’Ascanio nei confronti del ministro dell’Ambiente, che ha dato il via per le pale eoliche nel tratto di mare che va da Termoli a Petacciato. Parole sante se dette prima della cascata a pioggia delle pale eoliche, quelle in mare e quelle che toccano vigneti ed oliveti, e della diffusione di parchi fotovoltaici che stanno impoverendo il nostro territorio di superficie agricola e di boschi, in cambio di quattro soldi da parte di chi si arricchirà sulla pelle dei coltivatori, mettendo mano a fondamentali risorse, strategiche per un vero sviluppo, quello capace di assicurare un futuro ai giovani.

Per questo rischia di risultare non credibile la iniziativa di tutti quelli che si eleveranno per esprimere il proprio no e, siccome saranno, di destra e di sinistra, ancor di più fa rabbia vedere come il Molise perda, senza che nessuno se ne preoccupi più di tanto, ogni giorno un pezzo della propria identità.

Non parliamo dei Comuni, così presi dalla sopravvivenza quotidiana che, invece, di suscitare riflessione e ribellione, porta prima, e con più facilità, alla sottomissione, all’adeguarsi al peggio che affaristi occulti stimolano con le loro azioni.

A noi vènti questa situazione ci deprime, al pensare che siamo costretti a diventare complici di un disegno che porta a impoverire il Molise e ad arricchire nuovi e vecchi speculatori. Non possiamo fermaci né incrociare le braccia perché anche da noi vènti dipende la vita, quella del ricco come del povero. Ma la voglia di farlo ricorre spesso sapendo che alla base di questa tremenda situazione c’è un misto di avidità e di stupidità. Il tutto rappresentato dal dio denaro, ostaggio di un manipolo di affaristi che fanno il bello e il cattivo tempo, condizionando la vita di miliardi di uomini.
Gli stessi che stanno omologando tutti con il cibo; il linguaggio; le immagini; l’architettura; gli oggetti e così tolgono il bello della diversità, del piccolo, del particolare come pure della memoria, dell’identità rendendo il Molise altra cosa da quello che è, e, come il Molise, anche le Regioni limitrofe.

Rendendo ognuno altra cosa da quello che è.

Chi è ancora sveglio, e non accetta di essere omologato deve andare alla ricerca dell’altro per non interrompere la bellezza del dialogo, ma rafforzarlo e riuscire, così, a pensare alle misure da prendere e a come programmare il futuro, soprattutto dei figli, quelli che sono, per la loro fragilità, i primi a rischiare di soccombere.

No, quindi, all’indifferenza. Sì, invece, alla partecipazione per essere ognuno protagonista del proprio destino e del destino di questa terra stupenda che è il Molise.

U faùneie

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