IL GUSTO DELLE IDEE

di pasquale di lena
Presentazione


E’ la storia di questa città antica e di questa terra speciale, l’ingrediente principale che ha dato, a me molisano, larinese da generazioni, la possibilità di sentire ed apprezzare il gusto delle idee.

Un gusto speciale, ricco di altri ingredienti particolari, quali: l’olio “gentile” degli olivi che contornano, come scalinate di un antico anfiteatro, il centro storico della mitica capitale dei frentani; il grano duro delle minute “piane”, con le sue farine per la pasta - qui a Larino la grande protagonista alla fine dell’’800 e fino alla metà del ‘900 - per il pane; il vino, forte di colore e di sapore, delle vigne che hanno di fronte le isole Tremiti; i paesaggi che scivolano lentamente verso il fiume o verso il cigno, per poi raggiungere il mare che non è lontano.

Un insieme di ingredienti che, come quelli della pampanella, ventricina, stracciata, tartufo, brodetto, bene esprimono la complessità dei sapori, l’eleganza e la piacevolezza che esaltano il gusto delle idee. È così che le idee, al pari dei grandi vini, diventano i testimoni eletti di quell’unicum che ci appartiene e ci rappresenta, il territorio, fonte della nostra identità.

Il gusto delle idee ha la possibilità di esprimersi solo se l’idea diventa patrimonio comune, come una bottiglia di vino al centro di una tavola bene imbandita, che ha intorno tanti commensali.

Se uno beve da solo rischia di ubriacarsi, così, se uno pensa da solo finisce che non vede mai l’idea trasformarsi in progetto.

Solo ragionando insieme le idee si realizzano.

In questo senso posso dire di essere confortato da altri che volano con il pensiero al punto da poter ideare un vero club di questi soggetti particolari.

È per questo che ho deciso di raccontare, ancor più di prima, ad altri le mie idee ed i progetti per questa mia città e per questo mio Molise e il suo territorio, sperando così, soprattutto di poter leggere le idee degli altri, in un momento in cui, soprattutto Larino, ha bisogno di sogni per ritrovare quel filo del discorso perso quarant’anni fa.


Idea 1: UNIVERSITA’ DELL’OLIVO E DELL’OLIO DEL MEDITERRANEO

C’è una premessa da fare prima di arrivare a raccontare questo sogno ed è quella che, nel tempo, mi ha portato, sulla base di una mia vecchia idea, “Vino e Turismo”, avuta agli inizi degli anni’80, ad una serie di iniziative di cui hanno beneficiato i territori vocati alla qualità; il vino, l’olio e gli altri prodotti di eccellenza del nostro agro alimentare.
Per esempio, a realizzare, nel 1987, in qualità di Segretario generale dell’Ente Mostra Vini – Enoteca Italiana di Siena, l’Associazione Nazionale delle Città del Vino che, poi, ho diretto nei suoi cinque anni di vita, dandomi la possibilità di fare una bella esperienza e di pensare al mio olio gentile di Larino ed agli olivi italiani. Soprattutto di sognare la mia città e farla tornare di nuovo capitale, come un tempo, attraverso il testimone principe da sempre del suo territorio, l’olio.
Larino capitale dell’olio italiano, grazie al sogno di un’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, che sono riuscito, insieme alla Provincia di Campobasso ed a 17 sindaci provenienti da più regioni italiane, a realizzare nel dicembre del 1994. L’intento era quello di affermare la mia città, un tempo capitale dei Frentani, moderna capitale dell’olivo e dell’olio in Italia. Centro d’arte e di cultura, sede di un Istituto Tecnico Agrario Statale; patria di ben tre varietà di olivo autoctone, in particolare la “Gentile di Larino”, che rappresenta 1/3 dell’olivicoltura molisana e danno vita ad un ambiente ed un paesaggio impressi da decine di migliaia di piante; ricca di antiche tradizioni, come quella festa unica dedicata al Santo Patrono, S. Pardo o la ultrasecolare “Fiera di Ottobre”.
Un sogno realizzato in parte, perché se è vero che l’Associazione opera e vive della forza di oltre 350 istituzioni socie, è anche vero, però, che la scarsa lungimiranza di chi ha amministrato questa città dopo il 1994, e, se me lo posso permettere, anche la incapacità di pensare più lontano del proprio naso, non hanno permesso di far svolgere, alla mia Larino, il ruolo di capitale, così come l’avevo sognato.
Una premessa necessaria per introdurre l’idea di una Università dell’Olivo e dell’Olio del Mediterraneo, che, insieme a quella delle Città dell’Olio, è indispensabile per ampliare la fama, le competenze, e il ruolo di Larino nel campo dell’olivo e dell’olio, ed avere così, come un fatto naturale, la sua consacrazione di capitale.
Un’idea che, nella seconda metà degli anni ’90, diventa progetto presentato, con l’Associazione delle Città dell’Olio, al primo governo di centro sinistra della Regione Molise, ma che non trova sbocco a causa del ribaltone promosso dall’attuale governatore Iorio.
Quando poi, nel 1999, ho la fortuna di entrare nella Giunta Veneziale, come assessore con quattro deleghe importanti, ma non quella dell’agricoltura, ho la possibilità di inserire il progetto in un finanziamento per uno studio di fattibilità per una Università, unica e particolare, a Larino. Finanziamento approvato e, dopo qualche anno, fatto proprio dal governo Iorio che, attraverso un’agenzia, trasforma il progetto da “Università dell’olivo e dell’olio del Mediterraneo “ in “Campus dell’olivo e dell’olio” con due indirizzi:

- Formazione, organizzazione ed effettuazione di tutte le attività formative specialistiche (master per laureati, corsi di approfondimento e aggiornamento per tecnici, corsi di aggiornamento per docenti, seminari monotematici);
- assistenza, informazione e divulgazione: organizzazione ed effettuazione di attività formative permanenti rivolte ad operatori della filiera olivicola (olivicoltori, frantoi ani, commercianti, ristoratori) nonché a consumatori e diplomati, tenendo conto della presenza a Larino di un Istituto Tecnico Agrario Statale, che, proprio quest’anno, ha festeggiato i suoi 50 anni di vita.

La presenza di questo Istituto è fondamentale per la nascita e il successo dell’“Università” o il “Campus” dell’olivo e dell’olio, per il ruolo svolto nei suoi cinquant’anni di vita e per quello che può, e deve, fare nel campo della formazione, della ricerca e della sperimentazione su un territorio fortemente segnato dall’agricoltura e, per questo, in grado di tornare ad essere punto di riferimento dell’agroalimentare molisano.
Per le attività proprie del “Campus” ed altre ancora legate all’olio, la nascita di un Osservatorio Nazionale dell’Olivicoltura, di un laboratorio, con la destinazione dell’edificio del vecchio seminario, quale sede del Campus.
Una destinazione valida che serve a ridare vita ad una realtà che racconta un pezzo importante della storia della Chiesa, essendo stata Larino la culla dei seminari, così come deciso a conclusione del concilio di Trento e che porti a rianimare, immediatamente, il Centro Storico.

Lo sguardo rivolto al Mediterraneo è nato dalla considerazione che con il processo della globalizzazione e le nuove tecnologie, nel tempo della conoscenza e delle innovazioni, ma anche del dialogo e delle integrazioni, ogni realtà, anche se piccola, può, attraverso una idea valida, vincente, diventare il centro del mondo, capitale di qualcosa.
C’è da dire anche che il Mediterraneo continua, nonostante l’iniziativa di molti altri paesi di darsi alla coltivazione dell’olivo ed alla produzione dell’olio, a mantenere intatto la sua fama di culla della civiltà dell’olivo, pur tra mille contraddizioni, in particolare quelle che fanno riferimento alla qualità dell’olio, alla diffusione ed all’uso delle nuove tecnologie.
Come si sa “la cattiva qualità scaccia quella buona”, ciò che porta a rendere le aree, dove i processi strettamente legati alla produzione dell’olio di qualità vengono interrotti da una cattiva gestione, a diventare concorrenziali di quelle che non affermano questi processi.
Le olive raccolte per terra, dopo una caduta naturale, danno un olio lampante a poco prezzo (incide anche il basso costo della manodopera), diversamente da quelle raccolte a mano o con mezzi meccanici che hanno ben altri costi di produzione.
In pratica, con questa differenza così netta, diventa più difficile l’affermazione dell’olio extravergine di oliva e delle sue qualità organolettiche.

Stanno in questo ragionamento, ridotto all’osso, le ragioni di una scuola di formazione dei giovani diplomati e laureati dei paesi del nord Africa o dell’altra sponda dell’Adriatico, per renderli divulgatori delle conoscenze acquisite e delle nuove tecnologie nei loro paesi di origine, con vantaggi sul piano della integrazione, per i nostri oli e per la nostra industria e artigianato di macchine e mezzi per l’olivicoltura.

Nel momento in cui il “Campus” torna ad essere l’“Università dell’olivo e dell’olio del Mediterraneo”, così come da me pensata, le sue potenzialità sono enormi, sia nel campo dell’apporto tecnico alla olivicoltura, ma anche della valorizzazione degli altri prodotti locali e del territorio nel suo insieme e, ciò, potrebbe diventare la grande e unica difesa dalla invasione di scorie nucleari e industrie chimiche o di ecoballe, che è nella mente e nei programmi sia del governo nazionale che regionale.
In considerazione che l’Università ha in sé tutte le premesse per diventare uno dei maggiori attori del potenziamento turistico e culturale del territorio, permettendo cosi di salvare terreni fertilissimi, dotati di irrigazione e di innestare di nuovo lo sviluppo dell’agroindustria che qui era presente e forte a cavallo dell’800/900, e rilanciare Larino nel suo ruolo di centro di cultura e di agricoltura. Un ruolo che la storia le ha affidato. Approfittando della collocazione geografica ed, anche, della vicinanza, con la sua pianura, ai tratturi più importanti.

Una risposta al ripopolamento di un’area, quella colpita da terremoto, tenendo conto che la sola Università ha bisogno di una équipe tecnica di almeno 35 persone, divise tra addetti al laboratorio, insegnanti, ricercatori e persone preposte alla valorizzazione dei prodotti e all’amministrazione.
Senza parlare dell’indotto e degli stimoli che essa andrà a dare al territorio per nuove imprese finalizzate all’agroalimentare, alla ospitalità ed alle innovazioni.
Senza considerare la presenza degli allievi e dei 2000 stagisti che possono passare durante l’anno.
Una grande opportunità da non perdere.

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