17.12.1994 A LARINO NASCE L'ASSOCIAZIONE NAZIONALE CITTA' DELL'OLIO


Come oggi, nella sala conferenza del Palazzo Ducale, il saluto del Sindaco Alberto Malorni ai 17 sindaci ed amministratori di Province e Camere di Commercio, che hanno deciso di diventare soci fondatori; ad un numeroso pubblico presente e, poi, l'inizio della cerimonia di presentazione dei dieci fondamenti della Associazione, con pochi ma significativi interventi, tra i quali quello di Angela Di Niro, a raccontare la lunga storia degli oli molisani, in particolare quello di Venafro e quello "Gentile di Larino" e quello del sindaco di Imperia, l'attuale Ministro delle Attività produttive, Scajola, a parlare della oliva "Taggiasca" e della sua olivicoltura ligure.

L'intervento del sindaco di Trevi, Carlo Antonini, subito dopo la sua nomina a presidente dell'Associazione, a rimarcare i principi, gli scopi e le finalità, in particolare l'obiettivo della salvaguardia e la tutela dei territori dell'olivo e dell'olio, e quindi, della storia, della cultura, degli aambienti e dei paesaggi segnati dall'olivo, delle tradizioni impresse dall'olio di oliva.

La scoperta del Logo, l'olivina di Ro Marcenaro, e poi l'augurio di buon lavoro espresso con un lungo applauso.

Stamattina abbiamo telefonato al sindaco di Larino per ricordargli questa ricorrenza, visto che si è dimenticato di partecipare alla bella cerimonia di Spello e di inviare almeno il saluto.

Ma quella dei sindaci di Larino che si sono succeduti dopo il compianto Alberto Malorni, e che hanno fatto di tutto per cancellare questa data e, con essa, l'associazione, è un'altra storia, tutta da raccontare per capire perchè l'antica capitale dei Frentani si va riducendo a un ruolo sempre più secondario e vive una situazione di grande difficoltà.

Riportiamo l'intervento scritto che abbiamo consegnato nelle mani del Presidente Enrico Lupi, dopo averlo ringraziato per il ruolo svolto dall'Associazione in questi suoi quasi dieci anni di presidenza e dopo aver augurato alle Città dell'Olio lunga vita e sempre nuovi successi, nell'interesse di una coltivazione e di un prodotto che fanno parte della nostra identità.


I 15 ANNI DELLE CITTA’ DELL’OLIO

È successo tutto ieri e già siamo di nuovo qui, non a Larino, ma a Spello, questa incantevole città dell’olio della bella e dolcissima Umbria.

Sembra ieri quello che è successo 15 anni fa, il 17 dicembre 1994, nel Molise, e invece di tempo ne è passato, e tanto, con l’associazione che è entrata nella fase dell’adolescenza, ormai una ragazza cresciuta bene, sana, che ha dentro principi e valori che fanno sperare per il futuro, nella continuità dell’importante ruolo ricevuto.

Ma, come si sa, 15 anni sono anche gli anni che preparano alla maturità e, nella generalità dei casi, molto difficili per tutti, come in tutti i momenti di passaggio della vita.

Un mio amico tedesco, grande scienziato del cervello umano, Jürgen K.Mai, mi diceva, anni fa, che l’uomo è quello che si è formato a tre anni.

I primi tre anni dell’Associazione Città dell’Olio sono stati vissuti, sotto la presidenza Antonini e la direzione Balenzano, con grande entusiasmo, al punto di aprire quel percorso che l’ha portata a crescere ed arrivare, nelle mani del Presidente Lupi e di quanti l’hanno affiancato nel non facile compito, fin qui, con un a serie di successi segnati da iniziative e interventi, soprattutto, nel campo della cultura dell’olivo e dell’olio, molto significativi, che sono alla base della affermazione del suo ruolo in un comparto importante della nostra agricoltura.

L’olivicoltura. L’olivo e il suo olio. Millenni di storia e di cultura;
logo che esprime quella culla di civiltà che è sempre stato il Mare Mediterraneo;
filo conduttore di mille cucine, tutte quelle che oggi esprimono il mangiare più salutare, la dieta Mediterranea, dichiarata patrimonio dell’umanità;
espressione di ambienti e di paesaggi tra i più belli e i più significativi;
segno del tempo con i suoi patriarchi che arrivano fino a 4000 mila anni di età, come il padre di tutti gli olivi, quello di Lucas, vicino a Tempio Pausania, in provincia di Sassari, o, anche un po’ più giovane, solo di 2.000 anni come quello di Canino o quelli della Puglia e di altre regioni italiane; simbolo di pace;
amico grande, prezioso dell’uomo, con la sua duttilità: luce, bellezza, panacea, rito, cibo.
Cioè alimento particolare per le sue preziose peculiarità salutari.

Nonostante questo patrimonio immenso, il suo essere testimone di regioni e paesi, territori vasti o piccoli, comunque particolari, e nonostante il fondamentale ruolo, soprattutto culturale, svolto dall’associazione, l’olio è un prodotto che ancora pochi conoscono, a partire da quelli che ne sono abituali consumatori da sempre.

Oggi, ma ancor più 15/16 anni fa, quando l’associazione è stata costituita, se ricordo bene, da 17 soci con un anno di gestazione tra Campobasso e Siena, tra la Provincia di Campobasso, allora presieduta da Antonio Chieffo, e l’Enoteca Italiana di Siena, presieduta dal sen. Riccardo Margheriti.

A queste due persone, ieri come oggi, va il mio riconoscimento e, non posso dimenticare un amico di Fano, Enghels, che non c’è più, che è stato fondamentale nella fase di preparazione dell’associazione. È l’amico che mi ha portato a conoscere Carlo Antonini, sindaco di Trevi, fresco di nomina, che ha accettato di fare il Presidente e che, con capacità ed impegno, ha saputo portare in mare aperto la nave appena varata.

Nel frattempo avevo coinvolto Marcenaro, che conoscevo già da tempo, per dare all’associazione, l’olivina, quella immagine che oggi ancora ha.

Voglio, sperando di riuscire a trovare la sintesi, riportare le ragioni che mi hanno spinto a pensare e organizzare, con gli amici prima citati ed altri ancora, l’Associazione.

In pratica, com’è nata e come si è sviluppata l’idea di un’associazione di enti istituzionali, città, dedicata all’olio.

Si deve tutto all’Enoteca Italiana di Siena, perché tutto è stato fatto grazie al ruolo ed all’iniziativa di questa istituzione unica, che ha stimolato e contribuito a far vivere, negli anni ’80, il Rinascimento del vino italiano, prima e dopo il metanolo.

Senza l’Enoteca, non avrebbe preso avvio quel processo che ha caratterizzato il vino e, con il vino, il territorio, fino a rivoluzionare, sia l’uno che l’altro, nel profondo.

Quando entro, nell’agosto 1982, all’Enoteca, porto, insieme a un bagaglio di esperienze politico-sindacali, oltre che di studi, una idea che avevo sviluppato qualche mese prima, a Marsala, partecipando come relatore a un convegno sul vino. L’accoppiata “vino e turismo”, un’idea nata dall’esperienza di studente in una città del mondo come Firenze, a forte impronta turistica.

Un’idea che è subito piaciuta al mio presidente Mencaraglia e ad un altro mio maestro, Guagliumi, che mi ha aiutato a trasformarla in un programma di iniziative, a partire da un convegno che si è aperto (strana coincidenza) il giorno in cui arriva la notizia della grande tragedia del metanolo.

Una tragedia che non è qui il caso di raccontare, ma che ha scosso il mondo del vino con i numerosi scheletri nell’armadio di numerose aziende, anche le più blasonate.

Nel corso di quella giornata di lavoro l’intervento di un grande creativo, Elio Archimede, che qualche anno prima si era inventato le strade del vino del Piemonte e il sistema delle Enoteche comunali e provinciali di quella Regione.

Archimede interviene e parla del territorio e dei responsabili di questo patrimonio di storia, cultura; di paesaggio, ambiente; tradizioni; della necessità di mettere insieme i responsabili dei territori per salvaguardare, tutelare, promuovere e valorizzare questa preziosità.

Nasce immediatamente un rapporto di collaborazione che porta a coinvolgere realtà amministrative, soprattutto toscane e piemontesi, che, nell’arco di un anno, il 22 marzo del 1987, porta alla costituzione, a Siena, dell’Associazione nazionale delle Città del vino e, dopo “Vino e Turismo”, ad un serie di altri abbinamenti, che hanno fatto la fortuna del mondo del vino: vino e arte; vino e moda; vino e sport; le donne del vino; il movimento del turismo del vino, lo strumento che dà il via al turismo enogastronomico, che è diventato subito una voce importante del bilancio del Turismo.

Dopo aver diretto per cinque anni l’associazione città del vino e dopo aver lasciato ad altri questo impegno, ho pensato di rifarmi dando vita ad uno strumento che si ispirava a questa associazione, ma dalla quale si differenziava per tanti aspetti, oltre che per essere l’olio, non il vino, il grande protagonista.

Un omaggio all’olivo ed al suo olio, che è tanta parte della mia identità; un omaggio alla mia terra, nel momento in cui l’avvenimento della nascita viene svolto nella mia città e nella mia Regione, che hanno nell’olio il loro testimone principale.

Larino 17 dicembre 1994 e da quel giorno l’inizio di una storia che dura da 15 anni.

Ma non voglio chiudere questo intervento senza un accenno ai principi ispiratori dell’associazione, raccolti nella Carta dei fondamenti, dieci per non essere da meno di altri.

Il valore del territorio quale origine della qualità, ma, anche e soprattutto, quale luogo della ospitalità e delle tradizioni legate alla storia ed alla cultura espresse dall’olivo e dell’olio; alla tutela ed alla promozione dell’ambiente e del paesaggio; alla valorizzazione della biodiversità dell’olivo e della identità Dop e Igp, da poco riconosciute dalla Ue con i primi Regolamenti, 2081 e 2082 del 1992.

Il valore e il significato della conoscenza; dello studio, della ricerca e della sperimentazione; della informazione e della educazione del consumatore; della qualità dell’olio e del suo stretto rapporto con un’alimentazione sana e ricca di benessere.

Sono questi fondamenti, quelli che escludono l’associazione da ogni iniziativa commerciale, la risposta alla domanda che ha posto più volte il presidente Lupi ieri, nel direttivo e nella piacevole serata con gli amici di Spello e dell’Umbria: quali le ragioni che ci fanno stare insieme?.
I valori che caratterizzano i fondamenti dell’Associazione che hanno portato a ispirare le prime importanti iniziative: la F.E.M.O., Andar per Frantoi e Mercatini, Bimboil, il Giardino degli Olivi, l’Università dell’olivo e dell’olio del mediterraneo, la settimana degli oli di Siena.

L’Università dell’olivo e dell’olio del mediterraneo è un’idea che è stata presa in considerazione dalla Regione Molise e trasformata in progetto, ma anche da una rinomata industria olearia di Imperia, quando ha festeggiato i 25 anni della sua associazione degli assaggiatori di olio.

Il Giardino degli Olivi si è trasformato in “Olivoteca d’Italia”, un oliveto particolare che raccoglie e coltiva per una serie di finalità promozionali e di valorizzazione degli oli provenienti da 400 varietà di olivi, un patrimonio immenso di biodiversità che, se bene utilizzato, farà la grande differenza sul mercato globale nel momento in cui tutti gli altri paesi produttori non hanno la possibilità di mostrare una ricchezza simile. Si pensi: 400 varietà pari al doppio del restante patrimonio mondiale.

Un progetto che vede, da sempre, l’Associazione protagonista, insieme ad altre organizzazioni nazionali, per la sua istituzione nelle Regioni italiane, con una che svolgerà il ruolo di “Olivoteca” nazionale, al centro di una rete di strutture promozionali permanenti che è l’altro distinguo dell’agroalimentare italiano così ricco di primati.

E così che l’avventura continua e lascia pensare a nuovi successi della nostra associazione nazionale città dell’olio, alla quale non posso che rinnovare il mio augurio di buon compleanno e lunga vita.

Lunga vita a te associazione nazionale città dell’olio, grazie presidente Lupi, a te ed ai bravi collaboratori, grazie sindaci e amici amministratori di un bene, il territorio, che, nel nostro caso, l’olio rappresenta.
Un bene che è certamente identità dell’olio o del vino o di un altro prodotto, ma, soprattutto, identità di ognuno di noi, e, come tale, spetta a noi proteggere, tutelare, esprimere, valorizzare.

Spello, 05.12.09

Commenti

Post popolari in questo blog

Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch

Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

La tavola di San Giuseppe