LA CARTOLINA DI TONINO CRISTINZIANI

ALDOVER-SPAGNA 30 Aprile 1938
Caro Tito, ho ricevuto la tua postale del 23 e sono contentissimo della bella nuova.
Speriamo che la nostra Larino ritrovi la via di ascesa e che i buoni paesani abbiano ora la molla ad uscire dalle stagnanti polemiche progettistiche per avviarsi a costruttive realizzazioni. Sto benissimo in salute e sempre sulla riva dell’Ebro. Saluti…..affezionatissimo Tonino.
Il testo della cartolina postale sopra riportato mi è stato consegnato con una lettera di accompagnamento da Berardo Mastrogiuseppe, che così mi scrive
“72 anni fa – Antonio Cristinziani- così rispondeva al fratello Tito che gli aveva comunicato la riapertura del Tribunale di Larino.
Caro Pasquale – è la domanda che fa Berardo – leggendo questa cartolina, mi sono venute di getto queste riflessioni o, se vuoi, stimoli o domande che passo a te per ulteriori approfondimenti da portare all’attenzione dei larinesi, soprattutto quelli nel mondo; ai nostri rappresentanti istituzionali ai vari livelli per capire cosa hanno da dire sulla frase di Cristinziani, riportata nella su citata cartolina indirizzata al fratello Tito che viveva a Larino.
Caro Pasquale, non è che Larino si sta preparando a nuovi grandi eventi, oppure permane la maledizione che perseguita gli abitanti e la città?
Come vedi anche nel 38 c’erano “stagnanti polemiche progettistiche che non si avviavano a costruttive realizzazioni”. Niente è cambiato dal ’38: Istituto agrario che rischia di perdere i finanziamenti; Scuola media; ricostruzione dopo il sisma del 2002; ospedale e il suo futuro, etc, etc.
Non è che S. Primiano e i suoi due fratelli non ancora ci tolgono la scomunica? Oppure ci sono altre ragioni storiche e sociali?
Ciò che tu scrivi, per e con “Larino viva”, è uguale a ciò che scriveva Antonio Cristinziani 78 anni fa sulle sponde insanguinate dell’Ebro.
Corsi e ricorsi storici? Come uscirne?
Ciao, grazie
Berardo

Carissimo Berardo, come sempre grazie per questa tua grande passione di cercatore e catalogatore di documenti storici, altrimenti persi, distrutti in una delle discariche abusive che non fanno onore a Larino. Documenti preziosi che stanno dando un contributo alla ricostruzione della storia di questa nostra città per renderla sempre più base di insegnamento per noi e, soprattutto, per le nuove generazioni. Queste non devono accontentarsi solo di essere figli di una città, che ha millenni da raccontare, ma di rendere questo ricco e, per molti aspetti singolare, patrimonio storico-culturale la risorsa fondamentale da spendere per vivere pienamente l’orgoglio di essere larinese o di appartenere a questa nostra stupenda città.
Da spendere insieme all’altra grande risorsa che è quella agroalimentare, che si avvale ancora di ambiente sano e paesaggi unici e di antiche tradizioni.
E così credere più che “sperare– come scrive Cristinziani – che la nostra Larino ritrovi la via di ascesa e che i buoni paesani…..”. Una necessità anche oggi se si vuole passare alle “costruttive realizzazioni” di cui ha bisogno la nostra città per uscire dalla situazione di crisi pesante e di abbandono in cui è tenuta da chi l’ha amministrata negli ultimi quarant’anni e, soprattutto, di la amministra malamente oggi.
Nn credo che la situazione in cui vive Larino sia il frutto della maledizione di S. Primiano e dei suoi fratelli, per tutt’una serie di ragioni: la bontà di poveri cristiani, la fede che li porta alla morte, la capacità di sopportare l’affronto, questo sì imperdonabile dei larinesi, di essere stato, nel caso di S. Primiano, svenduto ai Lesini per essere prontamente rimpiazzato da S. Pardo, preso o rubato ai lucerini. Con quest’ultimo venerato come patrono e riverito nella stupenda Basilica o Cattedrale e S. Primiano relegato nella cappella del silenzio situata nel cimitero.
Ma S. Primiano sa che non sono pochi i larinesi che lo adorano e che , per il suo essere larinese verace è stato punito, ma solamente dal potere. Un potere che ha portato, nel tempo, a ricordare solo come un ritornello gli altri due fratelli, altrettanto martiri, togliendo ad essi la dignità di una statua per essere adorati come tutti gli altri santi e, soprattutto, essere portati in processione il 26 Maggio quando si festeggia S. Pardo e, ancora, avere anche loro un palio dedicato.
Sono certo che, nonostante questi torti e questi affronti un po’ umilianti dei padroni che, come ben sai, sono tali solo perché avidi e ingiusti, forti con i deboli e servi con i forti, S. Primiano e i suoi adorati fratelli non ce l’hanno con la loro terra e la loro città, che, viceversa, amano più di ogni altra cosa, sapendo che sono la loro identità.
Da oltre 1700 anni svolgono quel ruolo proprio di chi non è profeta in patria, a volte avvelenandosi il sangue, ma mai, e poi mai, posso pensare che si sono permessi, anche una sola volta, di maledire la propria identità di cui, viceversa sono orgogliosi.
E poi, io che credo al malocchio, cioè a una lieve maledizione del tutto temporanea, che dura il tempo di isolarti per il forte male di testa o di lamentarti per la sofferenza che esso provoca, sono convinto che tutto sta nelle “stagnanti polemiche progettistiche” che, in mancanza di idee, non portano da nessuna parte e, così, “non si avviano a costruttive realizzazioni. Basta riprendere l’elenco delle questioni irrisolte che tu hai voluto citare nella tua lettera per capire che sono polemiche sterili da parte di chi sa non di non avere il polso della situazione e deve servire il padrone di turno. La questione ospedale, da una parte, e quella del blocco dei lavori dei campi sportivi, sono gli esempi più significativi delle “stagnanti polemiche” che hanno ridotto Larino a poca cosa. La libertà – è questo l’insegnamento di Primiano, Firmiano e Casto – ha un prezzo così alto che può costare perfino la vita. Un insegnamento di grande attualità, oggi 26 aprile, giorno successivo a quello che ricorda la liberazione dal nazifascismo che è costata molto cara, il sacrificio di tanti martiri dell’antifascismo e della resistenza alla occupazione tedesca, che ha visto il fascismo di Mussolini complice e servo.
Riconquistare il senso di autonomia, cioè della libertà di pensare e di fare, per dare un contributo di idee alla nostra città, al suo Circondario ed al suo Molise, è fondamentale perché “la nostra Larino ritrovi la via di ascesa e che i buoni paesani abbiano ora la molla ad uscire dalle stagnanti polemiche ”.
E’ questo quello che serve, soprattutto oggi, nell’epoca della conoscenza, quando è fondamentale progettare e programmare, ma perché si riesca a realizzare, serve stimolare la partecipazione e sconfiggere, così, l’indifferrenza che quasi sempre si spossa con la rassegnazione.
Grazie ancora Berardo e un caro saluto da chi ti stima molto.
Pasquale

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