“BECCHI E BASTONATI” O SE VOLETE “CORNUTI E MAZZIATI”

I pini, come le acacie e tutte le piante a rapido accrescimento, sono delicati e cedono, una volta superata una certa età, ai soffi di noi vènti, anche quando non siamo particolarmente violenti e incazzati con il mondo, come sempre più spesso ci capita.
Ieri non lo eravamo e neanche l’altro giorno, quando Totaro, consigliere regionale e vice segretario del Partito Democratico, ha sentito il dovere di fare una dichiarazione, “a margine (recita il comunicato dato alla stampa) delle iniziative di protesta animate venerdì in Regione” dei comitati dei cittadini di Agnone, Larino e Venafro contro le penalizzazione inferte agli ospedali.
Eravamo così tranquilli che ci è venuto spontaneo un sorriso e, subito dopo, un breve commento “ma questo dove era fino ad oggi?”, che ci ha fatto cambiare il buon umore che avevamo.
Sono due anni e mezzo che anche i muri degli ospedali di Larino, Agnne e Venafro, oggetto delle malefatte di Iorio, sapevano, sulla base anche di denunce e di iniziative che, a nostro parere, hanno fatto solo il gioco di Iorio di chi, con lui, aveva già deciso le sorti di questi ospedali.
I totaro, cioè lui e i suoi amici del Consiglio regionale, a partire da quelli del suo partito, il segretario Leva, il vice presidente del Consiglio, Pardo Antonio D’Alete, i Bonomolo e poi tutti gli altri della opposizione, i Pangia di Rotello, per non parlare, dei Romagnolo, dei Terzano, Marinelli, Di Sandro e altri ancora della maggioranza, che salvo qualche starnuto sparso di qualcuno, si sono ben guardati dal dire una sola parola e dal fare una sola dimostrazione di contrarietà alle scelte.
Solo Chieffo e Petraroia, per un periodo hanno sposato la proposta di Larino Viva, per poi lasciarla morire senza il coraggio di portarla avanti con forza, allora, quasi due anni fa, che aveva un senso.
Ora, i totaro accolgono le tesi dei tre comitati civici in campo per gli ospedali e dicono che i “tagli” ai servizi … sono in grande parte ingiusti ….che continuare a chiamare ospedali il Caracciolo, il Vietri e il SS. Rosario da oggi in poi sarà improprio …. e che restano gli sprechi, i doppioni, i privilegi per certi ospedali come il Veneziane di Isernia.
Da queste considerazioni il “No, dunque, alla politica dell’inganno”, che suona come una denuncia postuma che ha lo stesso valore di un caffé riscaldato.
Poi se la cavano esprimendo solidarietà ai cittadini dei tre importanti centri e invitano “il presidente della Regione” (non hanno il coraggio di chiamarlo per nome e cognome) a incontrare queste comunità.
Nemmeno un accenno alla tanto on. De Camillis ed agli altri tanto onorevoli che hanno collaborato allo sfascio dei tre ospedali, ai sindaci ed ai vicesindaci che hanno accettato il bavaglio di Michele Iorio; ai comitati che, come quelli di Larino, senza rendersene conto, hanno da foglia di fico di questi signori e continuano a farlo, nel momento in cui vogliono rimettere i certificati elettorali al Presidente Napolitano.
Non c’è bisogno di scomodare Napolitano, ha ben altro da fare in questo periodo.
Ha il significato della chiarezza e del coraggio se i cittadini si chiamano e si coinvolgono per dire a questi signori, compreso i totaro che, con questa dichiarazione, hanno dimostrato di essere stati in ferie nel lungo periodo di due anni e più, che non è il caso di continuare perché non basta una dichiarazione per lavarsi le mani e le coscienze di chi è stato chiamato per rappresentare i cittadini e i beni di una comunità.
Tutti i totaro farebbero una cosa buona e giusta se decidono di tornarsene a casa; così i Giardino e i Quici e tutti i Giardino e i Quici dei tre Comuni interessati dalla chiusura degli ospedali.
A casa, insieme a Iorio, De Camillis e tutti gli altri che sono responsabili o complici di uno sfascio che ricade tutto sulle spalle dei cittadini molisani.
Come dicono in Toscana, in modo meno duro, tutti i molisani dei circondari di Larino, Venafro e Agnone ha fatto la fine dei “becchi e bastonati”, infatti ora che non hanno più i servizi che prima davano gli ospedali sono chiamati a pagare più tasse di prima e a spendere di più in spostamenti.
A voreie

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