la lotta va affrontata sul fronte della politica- intervento di Nicolino Civitella

Ti ringrazio per avermi coinvolto nelle tue riflessioni. Di seguito puoi leggere il mo punto di vista.



Fino agli anni ’60 da noi la produzione agricola era ancora in larga misura legata all’autoconsumo. Le rese cerealicole erano bassissime e la produzione della frutta, non essendo per l’appunto destinata al mercato, non solo andava in gran parte perduta, ma era di qualità strettamente naturale, perché nessuno pensava di ricorrere all’uso di fitofarmaci per evitare che, ad esempio, nelle mele o nelle ciliegie si formasse il verme, oppure si poneva il problema di far si che il frutto raggiungesse una certa pezzatura.

Ecco, in quel tempo (e se vogliamo, in quel mondo, perché quello era un mondo dal profilo socio-economico e culturale ben definito) la produzione agricola era di natura biologica. Poi è arrivato il mercato anche da noi e gli effetti che il mercato ha provocato sono quelli che sappiamo. Per citarne alcuni : sul piano economico: necessità di migliorare le rese cerealicole, con conseguente ricorso alla concimazione, alle sementi selezionate, alla meccanizzazione, ad un allargamento della dimensione aziendale, marginalità progressiva della produzione ortofrutticola per uso domestico; sul piano dei consumi : crescente ricorso al mercato per prodotti agroalimentari quali pane, pasta, dolciumi, insaccati ma anche ortofrutta.

Per quanto riguarda l’ortofrutta, l’allargamento del mercato ha posto i problemi del verme e della pezzatura e quindi la necessità di ricorrere ai fitofarmaci all’irrigazione, agli incroci alla selezione delle piante e quant’altro.

Quando a casa mia abbiamo cominciato a comprare le pesche e poi le mele, mi colpiva la bella presenza che questi frutti avevano, decisamente migliore di quelli di nostra produzione, e tuttavia si avvertiva la diversità qualitativa. In questi del mercato si coglieva un che di artificioso, una polpa rigonfia di succhi indotti. La vera produzione biologica era quella di prima, questa del mercato dava l’idea quanto meno di un semilavorato. Poi i gusti si sono assuefatti e questa produzione noi oggi la considereremmo altamente biologica a fronte di tante schifezze che inondano il mercato. Oggi spesso quando compriamo la frutta, anche quella che ormai si produce nelle nostre zone, abbiamo la sensazione che la forma e il colore siano quelli giusti, ma non altrettanto la sostanza. Una cassetta di pesche, primizie pugliesi, acquistate quest’anno, praticamente le abbiamo lasciate marcire e poi le abbiamo buttate via.

Per le fragole, quest’anno ho assaggiato le fragole di importazione greca comprate al supermercato. Sono rimasto stupito dal fatto che avevano il profumo della fragola. Mai avevo avvertito qualcosa del genere se non con le fragole di bosco. Anche quelle prodotte nelle piane di Larino erano assolutamente insapori (mi chiedo, fra l’altro, se questa produzione debba considerarsi biologica).

La novità riscontrata quest’anno mi ha indotto a sospettare un qualche trattamento capace di produrre un effetto di tal genere.

Oggi avvertiamo la minaccia degli OGM e in alternativa rivendichiamo la produzione biologica.

Ma qual è la produzione biologica? Non certamente quella del vecchio mondo contadino, sarebbe insostenibile sotto ogni profilo. Credo che la qualità che oggi consideriamo biologica ha comunque un che di artificioso, comunque presenta una manomissione dell’uomo. Potrebbe essere quel semilavorato degli anni ’70, ma non il prodotto naturale del vecchio mondo contadino.

Insomma credo che la invocata produzione biologica sia niente di più che una produzione in cui la manomissione umana abbia una dimensione più arretrata rispetto a quella più radicale degli OGM.

Insomma potrei storicizzare questa questione e utilizzarla a favore degli OGM. Ma non lo faccio perché sarebbe sciocco. Ho anch’io i miei timori nei confronto degli OGM, ma sono un po’diversi dai tuoi. Tutte le nuove frontiere della scienza devono per me indurre ad una cautela legata agli imponderabili effetti che possono produrre. Insomma per me scatta la paura dell’ignoto. Questo significa che la ricerca in quella direzione va comunque fatta, ma l’applicazione deve essere sottoposta a un lungo periodo di controlli.

Quanto poi alla spregiudicatezza del profitto, io condivido appieno, però qui il problema è di natura diversa. Il problema che qui si pone concerne il rapporto triangolare tra scienza, potere politico e potere economico. La questione è piuttosto complicata ed io non mi sento in condizione di affrontarla. Solo in linea di massima posso dirti che le cose possono probabilmente andare per il giusto verso se il governo dell’economia e della scienza è affidato a un potere politico democratico.

Ad ogni modo io credo che oramai il destino dell’uomo sia strettamente legato alla capacità della scienza di avanzare sempre lungo nuove frontiere. La positività o la negatività degli effetti dipenderà in buona misura dal fatto che il governo delle cose del mondo sia o meno nelle mani di un potere politico democratico. Se questa fosse la strada vorrebbe dire che la lotta va affrontata sul fronte della politica.

Un saluto,

Nicolino

La nostra risposta

Non ci sono scorciatoie per riconquistare gli spazi di democrazia

Carissimo Nicolino,
ti sono grato dell'attenzione che hai posto al mio articolo e delle riflessioni in merito che ho letto con grande attenzione e che ritengo di pubblcarre sul mio blog insieme a eventuali altri contributi per aprire un dibattito.
Le tue premesse sono una verità anche per me. Lo sviluppo di un'agricoltura intensiva ha portato alla forzatura delle produzioni sulla scia di un consumismo sempre più sfrenato e della apertura di sempre nuovi mercati, che hanno dato vita al mercato globale, con una serie di nuove e grandi contraddizioni che la pesante crisi in corso spiega solo in parte.
Uno sviluppo del mercato che ha portato a nuove e più forti concentrazioni, sia economiche che finanziarie, che oggi sono il potere, oltrettutto senza patria e ,quindi, non soggette a regole di nessun paese, lobby potentissime in grado di pagare governi e partiti, anche, se non soprattutto, quelli di opposizione.
Un esempio, quello più eclatante, anche se è passato sulla testa della gente senza pagare alcun prezzo, è quello dei vaccini antinfluenzali pagati molto cari, in anticipo dal governo Berlusconi, che ha speso risorse enormi per promuovere un medicinale inutile, costosisimo per la comunità che ha avuto il pregio di arricchire la multinazionale che ha creato l'allarme. Nessuna meraviglia se si viene a sapere che è quella che ha creato anche la pandemia. E già successo in altre parti del mondo e iniziative similari sono state pagate con migliaia e, anche, milioni di morti.
Le multinazionali che producono semi Ogm, si sono impossessate prima dei semi che il mondo contadino era riuscito a conservare, anche da millenni, e poi hanno costretto questo mondo a far ricorso ai loro semi Ogm, con disastri che hanno, anche questa volta, provocato carestie e morte, non solo di uomini, donne e bambini, ma asoprattuto della biodiversità animale e vegetale che è l'unico vero, straordinario patrimonio che l'uomo ha.
E tu sai bene che la biodiversità è il frutto di una selezione attenta della natura, che vede l'uomo coprotagonista, perchè, si è visto, che quando diventa protagonista ti procura solo danni, anzi disastri.
Credo, per non andare avanti con un discorso che mi porterebbe molto lontano, che, al di là dei proclami degli scienziati, vuoti perchè parlano di fare andare avanti la ricerca e non dei disastri che la ricerca ha messo in mano alla Monsanto e ad altre multinazionali con gli Ogm, c'è da farsi carico di questo patrimonio per vedere come difenderlo dagli attacchi delle multinazionali e, anche, dalla stupidità degli uomini che, sulla spinta della fame di denaro o del bisogno di sopravvivenza, si privano del futuro.
Per chiudere questa interessante chiacchierata, ti dico che il mio NO agli Ogm, così come imposti dalle multinazionali in condizioni di monopolio, non è paura dell'ignoto, perchè in questo come in altri campi dove operano queste potenze finanziarie, ci sono risultati fortemente negativi che sono certezze di un mondo che non auguro alle generazioni future. Sono i padroni assoluti e la politica è succube ed il loro solo intento è il profitto, il massimo profitto.
No agli Ogm, sì alla ricerca pubblica, e, soprattutto, sì alla necessità di una rivoluzione dei nostri comportamenti per riallacciare il filo e dare continuità al dialogo con la natura, il pianeta, per vivere una vita vera in sintonia con il creato e non contro.
Quando le pere avevano i vermi, non solo erano più saporite, ma ci davano il piacere e la gioia di vivere e i tempi non erano quelli delle luminarie, del gigantismo e degli sprechi.
Non so se tu sai: oggi il mondo, quello che si definisce civile, spreca ( non è il mio caso) più per dimagrire che per mangiare; il 75% di quello che ha in frigorifero va buttato e, nel frattempo, i contadini vanno a finire e la terra diventa altra cosa in mano alla logica delle multinazionali, che dopo aver comandato il mondo con il petrolio, vogliono continuare a farlo con le energie alternative, quelle che sono intorno a noi, ben localizzate, che non hanno bisogno di energie per essere trasportate.
Non a caso ho accennato alla terza rivoluzione industriale ed alla sua possibilità di avviare un nuovo tipo di sviluppo solo se ancorata all'agricoltura.
Ci hanno tolto i nostri padri, durante e dopo la guerra, ed ora ci stanno togliendo la terra e con essa il nostro territorio, cioè la nostra identità, perchè non esiste una opposizione che spieghi, informi e metta in discussione i processi che ci tolgono la nostra anima. Ecco perchè i partiti, quelli di opposizione, lo sono sulla carta con le multinazionali che già li hanno pagati per stare zitti e fermi, concedendo di tanto in tanto, qualche miagolìo per dimostrare che esistono.
No Ogm per me vuol dire un mondo nuovo, quello che voglio io e la gente che lavora e che pensa al domani e non si lascia addormentare rimettendosi nelle mani dei padroni di oggi e, anche, di quelli che li servono in cambio di pochi denari.
No c'è da andare molto lontano per ricominciare a lottare contro chi ti deruba dei tuoi patrimoni fondamentali, la terra, la biodiversità, l'ambiente, il paesaggio, le tradizioni, la storia, la cultura, cioè di tutte le risorse e i valori che ti mette a disposizione il territorio.
Per spiegarmi: se Turbogas vuol dire inquinamento, pericolo, ingenti profitti per pochi, poco lavoro, pessima immagine per il mio territorio, spreco della preziosa risorsa acqua e altro ancora, tu pensi che a possa agire da consolazione la notizia che il padrone sia De Benedetti, per lungo tempo l'antiberlusconi, l'uomo di sinistra. Non mi consola, anzi mi fa ancora più incazzare se penso alle azioni ipocrite e alle collaborazioni dei miei vecchi compagni, anche quelli nostrani che si lasciavano fotografare dietro al primo striscione.
Ecco che bisogna ridare spazio alla politica, quella vera, per esempio, quella che si occupa e sostiene gli operai di Pomigliano e non li sta lì a critare seduto in poltrona come fa un Venltroni qualsiasi, dando al governo la ragione per non mediare, agli altri sindacati di dividere il fronte dei lavoratori, alla Cgil. e Fiom in paticolare, di essere isolata nella battaglia contro chi ricatta gli operai per far tornare indietro tutti i diritti che essi avevanoo conquistato con le lotte e con l'appoggio, senza se e senza ma, dei partiti della sinistra e del mondo cattolico più avanzato
Non ci sono scorciatoie per riconquistare gli spazi di democrazia, ma solo analisi della realtà, proposte e voglia di lottare per conquistare spazi necessari a oganizzare un futuro, il futuro che lascia sognare e fare le nuove generazioni.
Ti ricordo dell'incontro di venerdì alla sala consiliare. Una buona occasione per continuare il discorso insieme a tanti altri interlocuoti.
Un caro saluto
Pasquale

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