SE OTTO ORE….

“Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorà, …”, così cantavano le montine e noi che abbiamo raccolto, a partire dagli anni ’60, quel patrimonio di valori lasciato dalla Resistenza e dalla Carta Costituzionale, dalle dure lotte dei braccianti di Di Vittorio e dei lavoratori delle fabbriche, molte delle quali, come a Reggio Emilia ed a Torremaggiore, pagate con la vita di persone che chiedevano solo pane e lavoro e rispetto dei loro diritti di lavoratori, e con l’emigrazione di massa.
Poi le conquiste, in primo luogo lo Statuto dei Lavoratori ed il riconoscimento al socialista Giacomo Brodolini, un parlamentare marchigiano, Ministro, che tanto ha dato al mondo del lavoro; le contrattazioni tra padroni e lavoratori, con il ruolo di mediazione dei rappresentanti dei governi, allora democristiani, primo fra tutti quello del Ministro Donat Cattin.
Oggi, e la situazione di Pomigliano ne è la prova lampante, i ministri del governo Berlusconi, tutti ex socialisti, da Tremonti a Brunetta, a Sacconi, invece di mediare le posizioni, soffiano sul fuoco, per attaccare la Cgil e vedere come farla fuori; umiliare i lavoratori e riportarli nelle condizioni di schiavi, in pratica dare ragione ai padroni che, oggi, volendo fare riferimento alla Fiat, hanno ancora un nome italiano, ma che, con Marchionne, sono diventate multinazionali. Imprese senza patria e, ciò che peggio, senza cuore, che si spostano da una parte all’altra del globo, per rubare tutte le risorse possibili del pianeta e far vivere ai lavoratori, sulla base di ricatti e la cancellazione dei diritti, condizioni di schiavitù e di fame. Il loro obiettivo è il profitto, il massimo profitto, e il trattamento che riservano agli operai è il minimo indispensabile, solo le energie necessarie perché, il giorno dopo, possano andare a lavorare, con le modalità da loro stesse stabilite.
Marx, il grande Marx, che destra e sinistra hanno fatto in modo, in questi ultimi anni, di mettere in soffitta, spiegava bene queste cose e, così, torna, oggi, di grande attualità.
Ieri sera un rappresentante dei metalmeccanici, non ricordiamo se della Uil o della Cisl, parlando al tg , non importa se quello di Minzolini o il tg2, ha detto, “si sa che i lavoratori perderanno dei diritti, ma salvano il posto di lavoro”. Abbiamo ancora i brividi: un sindacalista, cioè uno che prima di difendere il posto di lavoro, deve difendere il lavoratore e, nel caso specifico, la sua dignità di uomo, di padre , di cittadino che è salvaguardata dallo sfruttamento e dalla prepotenza dei padroni; le sue conquiste per determinare un mondo migliore, basato sui principi della libertà, dell’uguaglianza e della solidarietà. Ancor più quando il ricatto è il lavoro in cambio dei diritti.
Prendere o lasciare è il ricatto di Marchionne. Bene così! Vai! Sono le riposte della Cisl e della Uil che prendono l’applauso di Sacconi & Co., della Confindustria e della seconda carica dello Stato, Schifani.
E’ sola la Fiom a difendere i diritti dei lavoratori di Pomigliano, che sono principi e diritti irrinunciabili per tutti i lavoratori, non solo italiani, ma, anche, della Polonia, della Bulgaria o della Romania dove ai padroni piace andare. Per isolare la Fiom e la Cgil l’informazione carica sull’etichetta che in questi casi sono soliti dare i padroni e, soprattutto, i loro servi prezzolati: è una lotta ideologica, e lo dicono con un forte senso di disprezzo per rimarcare il significato che all’etichetta vogliono dare. Come per voler dire, sbagliando, che lotta a vuoto chi lotta per la difesa dei principi e dei diritti.
La verità è che se non c’è la solidarietà dei cittadini e degli altri lavoratori la Cgil mom ce la fa, e, con essa, i metalmeccanici di Pomigliano,
Una solidarietà che io esprimo a nome di Larino viva, sperando che anche altri e, soprattutto, partiti e associazioni, facciano sentire la propria voce per avere la certezza che, come con la salvezza dei macchinari di fronte ai nazisti che li volevano distruggere o portare in Germania, anche questa volta il mondo del lavoro torni a essere quel baluardo contro i tentativi di cancellare lo statuto dei lavoratori e la Carta Costituzionale, che restano gli obiettivi di Berlusconi e del suo governo.
Pasquale Di Lena

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