PER RISALINE DAL BARATRO CI VOGLIONO I PAZZI

Non sempre riusciamo a dare, in questi giorni di calura, quel sollievo che serve alle persone anziane, ai cardiopatici, ai bambini ed a quelle che soffrono di depressione. Non riusciamo perché spesso ci tocca andare in trasferta, in altri luoghi ancora più colpiti dal gran caldo. Per la verità è estate, la stagione che tutti desiderano, quando l’autunno è già passato e dell’inverno non se ne può più, e che, poi, quando arriva non fanno che sbuffare perché è il caldo diventa insopportabile.
A volte siamo costretti a intervenire preventivamente perché sappiamo che il caldo fa brutti scherzi, in particolare alle persone che non stanno bene di testa. Non sono i pazzi, quelli veri, che possiedono l’unica cosa che funziona a pieno regime, la testa, ma di gente che mostra di essere normale e poi basta un niente per combinare disastri. I pazzi veri sono geniali, pensano e sognano, vivono oggi il domani, perché già sono nel futuro. Sono come i poeti, i vati, sereni e, nel contempo, allucinati. Persone, cittadini, che pensano e creano, riescono, a modo loro, a raccontare i sogni che vivono quasi permanentemente, salvo gli attimi o i momenti in cui c’è chi rompe l’armonia con la stupidità, la cattiveria gratuita, l’arroganza, la supponenza, l’egoismo, la mania di grandezza, la pretesa della impunità, la bugia venduta per verità.
Momenti sempre più lunghi da un po’ di anni e, in modo particolare, in questi ultimi tempi, in cui tanti nodi vengono al pettine del Paese, che nessun avvocato o portavoce, direttore di telegiornale o di giornali familiari, riesce più a nascondere, tanto meno a sciogliere. Se qualche mese fa si sentivano scricchiolii, ora sono sotto gli occhi di tutti le crepe di una maggioranza e di un governo. Crepe che ogni giorno diventano sempre più profonde, un pericolo crescente che nessuno riesce a tamponare, meno che mai l’autore di queste crepe, che continua a sentirsi un padreterno ed a raccontare le barzellette, facendo uso, negli ultimi tempi, dell’autoironia, nel momento in cui parla di vecchiaia, play boy, donne, cucù, e, insieme, della manovra lacrime e sangue e delle intercettazioni, mostrando di essere completamente nel pallone, diciamolo pure, fuori di testa.
In questo modo non c’è da illudersi, la fine del periodo che ha portato allo sfascio questo stupendo Paese, non è vicina, ed è ancora più lontano l’inizio della ripresa, che può verificarsi solo dopo aver inventariato e classificato per bene il disastro di una cultura di governo, che ci sta provando in tutte le maniere di far tornare indietro di secoli l’Italia.
Noi vènti siamo convinti che si possono anche accorciare i tempi e fare cose buone, necessarie per capovolgere la situazione, ma solo se entrano in campo i pazzi, quelli veri, di cui vi abbiamo parlato poc’anzi. Un discorso che vale per il Paese, come per il Molise e per Larino, che, stante le ultime notizie riguardanti la situazione della Frenter, c’è il rischio della non iscrizione al campionato se non prende impegni il Comune. Venerdì scorso all’assemblea pubblica questi impegni non li ha presi né il Sindaco né l’assessore Sparita, che ha la delega allo sport.
Sarebbe una cosa molto grave per una città che, per colpa del sindaco e del vicesindaco, hanno svenduto l’ospedale e creato, con la loro faciloneria e il senso di impunità trasmesso dal grande capo, condizioni pericolose per la stessa sopravvivenza dell’Imam. Lo sa bene l’assessore avv. Urbano, talmente bene che si è permesso di rivolgere alle opposizioni, per ben due volte in pieno consiglio comunale, l’accusa di una chiusura dell’istituto di musica, quando non ancora si sapeva delle indagini dei carabinieri e della guardia di finanza, dell’avviso di garanzia al Presidente dell’Imam, il cavaliere Venditti, meglio noto come “il marito della on. De Camillis”. Non a caso, sempre l’avv. Urbano, se ne è uscito, insieme con il collega Pascarella, quando c’era da votare la delibera in giunta. Come si dice ha messo le mani avanti, più per giustificare un suo atteggiamento che per incolpare chi non aveva alcuna colpa di quello che era successo e stava succedendo per colpa, questa si, di gente che crede suo un bene di tutti. È la filosofia del capo che ha preso campo ed ha influenzato tutti gli adepti che operano come tanti sacerdoti di una setta affamata di soldi e di potere.

Dicevamo dell’ospedale e dell’Imam, ma c’è da parlare anche della corsa per la iscrizione della Frenter Larino al campionato che inizia in autunno, senza dimenticare che questa gloriosa squadra ha, come suo direttore tecnico, l’eterno ragazzo, Aldo Caranfa, idolo dei giovani e figlioccio di Patriciello, che, per caso, è anche capogruppo di una maggioranza che non sa quali assicurazioni dare alla società sportiva, a pochi giorni dalla chiusura delle iscrizioni.
Noi, per il bene di questa città che amiamo, ci auguriamo vivamente che il Comune dia quelle assicurazioni che servono alla squadra per continuare a mantenere alta l’immagine di Larino.
Nel momento in cui, però, queste assicurazioni sono solo promesse, oppure non ci sono, vogliamo sperare che il capogruppo scelga la Frenter e si dimetta dal suo incarico in maggioranza, consigliando il sindaco e la sua giunta di levare le tende e di tornarsene a casa.
Un gesto, quello del capogruppo, che spiega perfettamente il suo attaccamento a Larino e un senso di rispetto per i giovani che hanno rimesso in lui la loro fiducia; una decisone, quella del sindaco, attesa dai larinesi che, ormai, a due anni e più dalla sua elezione, hanno capito che il servilismo, soprattutto quando viene praticato in modo eccessivo, non paga. Anzi, peggiora la situazione e mette a rischio il futuro di una città che, oggi, più che mai ha bisogno di pazzi, gli unici che sono orgogliosi della propria identità e della propria libertà, e, come tali, senza padroni.
Uomini liberi, non prevedibili e, meno che mai, banali, che, spesso, come le streghe, pagano prezzi molto alti per essere minoranza di fronte al popolo che predilige l’ignoranza e l’indifferenza.
Ecco perché oggi c’è bisogno dei pazzi, e, anche delle streghe, i soli che hanno la capacità di rompere il silenzio assordante degli onesti e dei giusti e di indicare modi per uscire dal pantano e percorsi nuovi.
È questo il momento di uscire e ritrovarsi tutti per un mondo nuovo, dando a Larino il ruolo della riscossa e della rinascita, sua e del Molise.
A voreie

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