C'E' BISOGNO DI SINISTRA

di Gianni Montesano, segretario regionale Pdci Molise

Il Molise sta affondando. Il dissesto sanitario morde ormai l'intera regione. Prima gli ospedali di Venafro e Larino, poi Agnone. Poi ancora la Cattolica di Campobasso, mentre i servizi del Cardarelli e sel San Timoteo sono in grave sofferenza per le sforbiciate sui bilanci. Tra poco i cittadini e i lavoratori sentiranno gli effetti dei tagli al trasporto pubblico mentre decine e decine di aziende riescono a vivere grazie alla partecipazione dei fondi regionali. Per il 2011 non c'è più certezza di queste risorse e si rischia una ondata di chiusura fra le aziende partecipate che si sommerebbe a quelle causate dalla crisi globale. Infine, per citare i principali capitoli della crisi di questa regione, la spada di Damocle del debito regionale. Qualcuno ha scritto di una esposizione in derivati per 260 milioni, aspettiamo parole di chiarezza dal governo regionale sulla reale portato del debito.
Chi pagherà il conto? Dove andranno fatti ulteriori risparmi? come saranno utilizzate le - poche - risorse che saranno disponibili (anche alla luce dello scellerato federalismo fiscale)?
Interrogativi che devono essere affrontati in fretta e con estrema chiarezza. Se il Molise futuro deve essere governato dalle solite lobby di interesse, dai soliti amici degli amici pronti a cambiare casacca al primo stormir di foglie, allora c'è poca speranza. Progetti come l'aeroporto di Cantalupo, la centrale nucleare a Termoli e altre amenità simili servono solo ad ingrassare le fila delle consulenze e delle prebende e a devastare un territorio già fragile. E' il momento di porsi domande serie su quale idea di sviluppo può avere una regione con le caratteristiche del Molise.
A sinistra sono domande ineludibili. C'è la necessità di sconfiggere un centrodestra che ha letteralmente divorato energie e risorse in una logica di clientela allo stato puro e con una forma di governo improntata alla faccia peggiore del berlusconismo. Ma non basta. Occorre ragionare su alcuni nodi fondamentali, alcune priorità che siano in grado di dare il segno di una reale alternativa a Iorio e alla sua cricca. Il lavoro e lo sviluppo, innnanzi tutto. La necessità di riprendere una battaglia contro la precarietà (a partire dalla scuola) è un elemento centrale, come centrale è ragionare su un'idea di sviluppo che metta da parte Turbogas, chimica e nucleare e guardi invece alla risorse del territorio: prodotti di qualità, agricoltura, turismo ecocompatibile, canalizzazione della ricerca universitaria per promuovere settori di piccole e medie industrie avanzate. Questi sono solo alcuni esempi che fanno a pugni con la gestione dei nuclei industriali attuali oppure con la gigantesca occasione perduta dei fondi post-terremoto; potevano essere una reale opportunità di sviluppo per le zone del cratere, invece sono stati gettati al vento milioni e milioni di euro.
Temi e questioni concrete che sono il fulcro di chi si definisce di sinistra e comunista e che si intrecciano con la necessità di portare avanti una battaglia per i diritti dei lavoratori (calpestati a Termoli come in altre parti d'Italia) e l'importanza di intraprendere una enorme opera per la trasparenza e la democrazia nelle istituzioni. Per chi si definisce di sinistra e chi si richiama alla tradizione comunista tali argomenti sono pietre miliari della propria azione politica e vanno affrontati innanzitutto con le associazioni che operano sul territorio, con i movimenti civici e ambientali che agiscono in Molise, e poi anche con gli altri soggetti politici che pur affermano di voler costruire un'alternativa a questo centrodestra.
Iniziamo a discuterne a sinistra, insieme ai cittadini, ai giovani, ai lavoratori. Ragioniamo su proposte e progetti che siano in grado di incidere nella realtà. Perchè adesso, in Molise, potrebbe essere possibile percorrere la strada del cambiamento. E allora, a maggior ragione, c'è bisogno di sinistra e dei comunisti.

Commenti

Post popolari in questo blog

Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch

Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

La tavola di San Giuseppe