DIGNITA'

Leggendo qua e la' n. 171 -



Rimarranno gli spazi elettorali per dire SI ai referendum di giugno e spariranno le foto a braccia conserte dei candidati e quelle imbrattate da qualche buontempone. E noi vènti, che questi spazi non amiamo perché interrompono violentemente il nostro percorso, che spesso si alza da terra, continueremo a soffiare, più liberi di sempre, i nostri racconti che parlano di donne e di uomini,  di vino e di olio, di sogni e di poesia, di memoria e di futuro, di storia e di territorio per vivere la nostra natura con l’intento di renderci utili anche quando diamo più fastidio.
Perché gelidi o troppo reattivi alle stupidità degli uomini (consapevoli che questo nostro atteggiamento mostra presunzione), stranamente diversi di quando siamo allegri e generosi, disponibili e solidali, eterni bambini innamorati del gioco.  
Dicevamo della campagna elettorale, che, per la verità, abbiamo trovato profondamente diversa da tutte le altre, segnata, ancora una volta e come non mai, dalla mancanza di idee e di programmi, di progetti e di sogni, oltre che da un numero davvero esagerato di candidati in una provincia piccola come quella di Campobasso e, soprattutto, nella città dove soffiamo più di frequente, Larino.
Ben 14 i candidati della capitale dei Frentani, molti dei quali sconosciuti non solo alla gente, ma alla politica, di cui ben quattro tutti dello stesso partito, con il risultato che nessuno dei 14 è stato eletto, portando Larino a non avere un suo rappresentante a Palazzo Magno.
Non vorremmo essere fraintesi e presi come quelli che vivono solo per il luogo di appartenenza, visto che per noi vale il paese e l’insieme del territorio regionale, l’Italia e il mondo, che vale la pena conoscere perché vale la pena viaggiare, evadere, uscire dalle solite tane dove noi ci ricoveriamo quando non soffiamo per incontrare altri vènti, altri mondi.
Siamo per i rappresentanti di un territorio che è il Paese se si tratta di un parlamentare; il Molise se consigliere regionale; Campobasso se consigliere provinciale e Larino se consigliere comunale, purché, però, siano persone capaci e perbene, oneste, in grado di pensare e fare per il bene comune. Non siamo per quelli che si mettono in mostra per andare poi a riscaldare la sedia perché incapaci di rappresentare neanche il territorio di appartenenza, al massimo se stessi, con le mani protese come quelle di un monaci non si vedono più in circolazione, dando certezza che la realtà è profondamente mutata.
Uno sfascio previsto da tutti i larinesi che, ormai, non danno più peso alle banalità, non so se per non perdere tempo o per mantenere un po’ di quella serenità che serve in momenti difficili e pesanti come quelli che viviamo nell’era di Berlusconi, che è tutt’altra cosa, l’opposto, dell’era della conoscenza e della innovazione.
Uno sfascio al quale porre rimedio per dare dignità alla memoria di una città, di un territorio; per riprendere il capo del filo da una matassa intrecciata da una classe dirigente che ha mostrato di non essere all’altezza del compito di ricostruire il gomitolo che non c’è.
Un rimedio – sta qui il significato della proposta di Larino Viva di indire primarie che devono anticipare e preparare le scadenze elettorali – che spetta ai larinesi ed ai molisani trovare e rendere questa ricerca occasione per un rilancio della politica e della partecipazione alle scelte, soprattutto quando non si sente alcun segnale circa la volontà di un cambiamento della legge elettorale, la famosa “porcata” di Calderoni che continua a saziare ancora tutti.
Un modo per rivoluzionare la città ed il Molise una volta fatto a meno del contributo di individui che hanno ormai fatto - ancor prima che il loro tempo - disastri ai quali bisogna necessariamente porre rimedio subito.
Quello che serve, è pensare a una rigenerazione della politica e operare perché essa avvenga trovando spunto dalla realtà che si vive e da tutto quello che questa realtà riesce a dare per sconfiggere il consumismo e lo spreco e non dare spazio agli insaziabili che hanno messo in crisi il pianeta e, con esso, la vita degli uomini e di ogni cosa.
Una realtà preziosa che rende uno scrigno il territorio che noi accarezziamo spesso con i nostri soffi.   
A Vòreie

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