Giovedì 05 Gennaio 2012 09:47 |
In pratica, chi decide ai vari livelli, visto che non deve pagare di persona l’esito del ricorso, se ne lava le mani, danneggiando così non solo l’immagine della sua Equitalia, ma, anche, i cittadini italiani che devono pagare le spese e il tempo perso inutilmente dai tribunali, e, soprattutto, il contribuente che ha avuto il solo torto di pagare i contributi, diversamente da altri che quei soldi non li hanno mai sborsati. Anche per quanto sopra detto verrebbe facile prendersela con il dipendente di Equitalia, ma nel momento in cui gli viene data questa possibilità di scelta, le colpe non sono sue, ma di uno Stato che punisce invece di premiare; pretende solo e non vuole dare quello che gli spetta di dare. In questo caso è uno Stato che non si pone, come gli spetta di fare, al servizio dei suoi cittadini, ma li invita a comportarsi allo stesso modo e, come tale, diventa un esempio negativo al pari di quello che prevede la pena di morte, in pratica la licenza di ammazzare. Uno Stato che alimenta solo la burocrazia fino a renderla non più sopportabile, come quella che sta mangiando questo Paese e che lascia spazio ai furbi, ai disonesti ed anche ai vari Ponzio Pilato, che non fanno altro che approfittare della situazione che viene loro concessa di penalizzare, senza una ragione, anche chi si è comportato come un cittadino per bene. In questo senso vale far ricorso alla saggezza popolare quando dice “male non fare, paura non avere”. Un detto antico che può servire come riflessione a quei dipendenti di Equitalia che oggi si sentono presi di mira ed hanno paura. Essi devono sapere che rischiano di essere visti come i marchigiani di un tempo, quando si presentavano davanti alla porta dei poveri cristi, procurando terrore ed esasperazione, come esattori al servizio del Papa. Sono divenuti subito famosi e, per secoli, sono stati oggetto di una nomea terrificante “meglio un morto in casa che un marchigiano dietro la porta” per aver servito fedelmente un padrone esoso, eccessivo, e, come tale, ingiusto, cattivo soprattutto con i più deboli. Devono sapere - la storia insegna - che nessuno mai se l’è presa con il Papa. Associazione Larino viva |
Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch
Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch LIFEGATE Ambiente Pubblicato il 28 giu 2018 di Elisabetta Scuri Persino il raggiungimento di un accordo di pace può causare la deforestazione: è solo uno dei dati sconvolgenti presentati da Global forest watch. Ma la soluzione è a portata di mano. Nel 2017 abbiamo perso una foresta grande quanto un campo da calcio al secondo . Si arriva complessivamente a 29,4 milioni di ettari distrutti , superficie paragonabile a quella del nostro paese. Lo ha rivelato Global forest watch , piattaforma del World resources institute che sfrutta Google maps per monitorare lo stato di salute della vegetazione mondiale, collaborando con l’ Università del Maryland . La perdita di alberi non è dovuta soltanto alla deforestazione , ma anche a cause naturali tra cui gli incendi . Va precisato, però, che fenomeni meteorologici es
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