TORNA IL LIBRO 'AGRICOLTURA E TERRITORIO'

La presentazione di questo libro mi ha riportato alla mente la bella lettera che il mio fraterno amico, Nicola Picchione, mi ha inviato dopo la lettura del testo che gli avevo trasmesso in pdf, ancor prima della sua pubblicazione.
Conoscendolo come uomo di grande cultura ero molto interessato al suo giudizio.
La sua grande attualità mi ha spinto a riproporla
 

Caro Pasquale,

ti ringrazio per aver voluto generosamente mettere nel tuo blog le mie poche e superficiali considerazioni sul primo Maggio.

Per il tuo libro, ne ho letto una buona parte. Tratti una materia sulla quale non ho competenze ma ne condivido appieno le idee ispiratrici.

Mi piace questo tuo parlare dell’agricoltura e in particolare di quella del Molise con la voglia di preservarne quelle qualità che il vento che spira da tempo tende a porre in secondo piano. Viviamo nei tempi della quantità che sovrasta la qualità. Si misura, si pesa, si calcola. Il metro quasi unico è la resa, in termini di danaro. Al più, i prodotti della natura debbono soddisfare l’occhio: essere belli, grandi, lucidi. Come quei cani portati nei concorsi, pettinati e profumati, dove un bastardo sarebbe cacciato con disprezzo. Naturalmente, conosco l’importanza di una buona produzione e ricordo i lontani tempi nei quali il contadino non riusciva a trarre dalla terra frutti adeguati al suo lavoro e ai suoi bisogni. Io parlo, però, dello sfruttamento intensivo e squilibrato e dell’uso improprio della terra.

Non bisogna essere pessimisti. La gente, soprattutto le nuove generazioni, si renderà sempre più conto di avere un cordone ombelicale ineliminabile che ci lega alla terra alla quale dovremmo affidarci perché da essa viene e si sostiene la nostra materia. Non è una visione romantica della natura. Non credo nelle affermazioni che tendono a umanizzare la natura: essa non si vendica, non si ribella. Non è fatta per essere al nostro servizio. Semplicemente ci offre i suoi prodotti e per continuare a farlo esige che non venga rotto un equilibrio che si è creato nel tempo. La natura si adatta a tutto, anche alle nostre devastazioni. Incendi, allagamenti, terremoti: tutto sopporta. E’ la nostra fragilità che esige equilibrio, rapporto amichevole con la natura. Non si lamenta neanche se ne turbiamo la bellezza: siamo noi a privarcene. Le violenze che le facciamo si ritorcono su di noi. Gli inganni, gli artifici, i veleni ricadono su di noi. Se aumenta la temperatura o se vengono le glaciazioni, la natura si adegua. Noi ne subiamo le conseguenze. I veleni che le inoculiamo ricadono su di noi, entrano dentro di noi. Rispetto della natura, perciò, è rispetto di se stessi. Il Molise fa ancora in tempo a non lasciarsi andare allo stupro. Purtroppo, ha iniziato a farlo: basta vedere il proliferare delle pale eoliche, senza buonsenso, senza senso della misura. Senza nemmeno amore per l’energia pulita. Solo per avidità. Con molta miopia.

Il Molise è un piccolo lembo del territorio nazionale ancora poco conosciuto, troppo spesso in mano a politicanti che ne fanno un uso improprio e talora devastante. Non ha le bellezze vistose di altri territori, non è uno scenario hollywoodiano non ha il campanile di Giotto o le Dolomiti; non ha le spiagge bianche delle Seichelles e le sue poche spiagge sono state già devastate oltre ogni misura. Ha, però, una campagna che dona serenità; ha tante piccole sorgenti di acque fresche e chiare; ha la sua agricoltura che, spero, ancora conserva certi antichi procedimenti di coltura. Ha piccoli paesi deliziosi che dovrebbero essere più rispettati e curati. Ha un popolo ospitale. Sempre più c’è gente che rifiuta il turismo massificato, stancante, rumoroso, frettoloso. Sempre più ci sono persone che amano un momento di serenità, lontano dal chiasso. Alcuni si rifugiano per le vacanze in conventi che offrono serenità al corpo e all’animo. Ce ne saranno sempre più, stanchi delle grida, stanchi di correre tutto l’anno. Il Molise è una sorta di convento aperto dove non sei costretto a pratiche particolari, dove puoi recuperare la tua pace e ricaricarti di energia. Deve imparare a sapersi offrire uscendo dalle solite sagre paesane a base di pasta e fagioli; ha altro nella sua tradizione, un retaggio culturale antico e prezioso che non si impara nelle università. Deve alzare la testa, imparare a scegliere gli amministratori, liberarsi di incrostazioni e condizionamenti.

Dicevo che non sono esperto della materia che tu tratti ma mi piace questo tuo arare un terreno che ancora stenta a essere dissodato. Voglio credere che tu non sia una voce che parla nel deserto; che tu non sia una oasi tra dune di sabbia. Tu sei una vestale che non fa morire il fuoco. Così vedo il tuo libro come tante altre iniziative che la tua mente generosamente produce.

Oggi siamo ancora sull’ onda che ci trasporta verso mete rovinose di un capitalismo esasperato e degenerato che non sa guardare oltre la deformazione della produzione senza limiti. Il danaro diventa la meta ultima nell’ illusione che dia potere, bellezza, felicità e che tutto possa essere comprato; diventa il padrone dell’ uomo, della sua stessa dignità. Finisce con abbagliare e distruggere finanche se stesso, come i virus che uccidendo gli organismi che hanno invaso finiscono per distruggere anche se stessi.

La crisi che ci ha coinvolto e che sempre più ci coinvolgerà ci potrà aiutare a rinsavire e rigenerarci come fa il fuoco col bosco. Allora territori come il Molise potranno riscattare il loro ruolo, porsi come alternativa. A patto che la gente riesca a scrollarsi di dosso antiche debolezze, un infantilismo che aspetta soluzioni dal padre-padrone, che impari ad amare la sua terra non per astratto campanilismo ma per apprezzarla e onorarla. Conosco agricoltori che ci provano.

Perciò il tuo sforzo continuo- ricco di inventiva e, immagino, di ottimismo- merita ogni apprezzamento. Le tue analisi derivano non solo dalla tua professionalità e dalle tue tante esperienze ma da questo amore che tu porti per la tua terra sino a spingerti a lasciare la Toscana dove pure riuscivi ad essere protagonista ascoltato ed apprezzato. Avrei dovuto dire la nostra terra ma io appartengo a quella schiera di persone che si sono allontanate definitivamente anche se conservano (insieme alle caratteristiche positive e negative radicate dall’ infanzia) un legame profondo. Tu hai rinunciato a ciò che ti poteva dare la Toscana- credo più di quanto non ti abbia saputo dare il Molise- e ti sei immerso in un contesto sociale che è solo apparentemente semplice ed è, invece, complesso, scivoloso, diffidente, restìo ai mutamenti.

Potrai avere momenti di delusione e forse di pentimento. Potrai pensare di non essere capito. Sono certo, però, che continuerai: non solo con la tua professionalità ma anche con lo spirito del poeta che sa cantare anche con i versi la sua terra (un mio amico mi ha inviato da Milano la locandina con la tua poesia sul Molise: “La mia terra ha mani grandi...”).

Perciò auguro al tuo libro successo e ascolto.

Come sempre, con tanta fraterna amicizia.

Nicola

Le foto, sempre di Nicola, sono state scelte da me.

Commenti

  1. Gen/mo Prof .Di Lena non potendo partecipare alla presentazione del suo libro,"Agricoltura e territorio",mi informi su come fare per averne copia o dove poterlo acquistare.Concordo con il suo amico quando dice:" ....territori come il Molise potranno riscattare il loro ruolo, porsi come alternativa. A patto che la gente riesca a scrollarsi di dosso antiche debolezze, un infantilismo che aspetta soluzioni dal padre-padrone, che impari ad amare la sua terra non per astratto campanilismo ma per apprezzarla e onorarla".Sembra quasi una preghiera...
    Cordialmente.
    Giulia D'Ambrosio

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  2. può, se è a Campobasso, chiedere una copia alla Tipografia AGR, inizio discesa Lingotte o scrivere a info@artigrafichelaregione.com.
    Nel ringraziarla dell'attenzione invio i miei migliori saluti.
    p. di lena

    RispondiElimina

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