LA STALLA DI RUTA


Ruta, il nostro rappresentante molisano al Senato, non avendo dimestichezza con gli animali e non sapendo granché di allevamenti e agricoltura, ha colto come  buono il suggerimento della Granarolo e, alla prima occasione, ha pensato bene di parlarne ai larinesi, che ora hanno un governo di centro sinistra, scioccandoli con una proposta bomba, perché di bomba si tratta, quella di una megastalla nelle Piane di Larino. Lo ha fatto senza preoccuparsi dei limiti del nostro territorio, forse pensando a un riciclo del nucleo industriale della chimica e di altre attività non proprio libere da inquinamento, con questa stalla inimmaginabile.

Posso anche pensare che l’amico e, un tempo ormai lontano, mio collega, oggi Senatore, abbia letto tempo fa la mia idea progettuale “Una stalla per la festa di San Pardo”, che ha pensato bene di oscurare, non essendo un suo fedele sostenitore ma libero pensatore e cultore del mondo contadino e dell’agricoltura, con questa proposta che, noto con soddisfazione, sta facendo discutere i molisani, soprattutto quelli del Basso Molise.

Una stalla piccola, quella da me pensata, minuta di fronte a quella lanciata da Ruta, solo 200/300 capi di bovini, anche questa da collocare nelle Piane di Larino, in particolare nei terreni dell’Istituto Agrario che la dovrebbe considerare come la sua fonte di ricerca e d sperimentazione, soprattutto per le coltivazioni necessaria per l’alimentazione degli animali.

Una stalla, aperta alla partecipazione dei coltivatori e allevatori che la dovrebbero gestire insieme con i carrieri, per dare forza e continuità alla stupenda festa che noi larinesi dedichiamo al nostro patrono.

Una stalla utile a rilanciare l’agricoltura, dando ad essa il compito di salvaguardia e tutela della sostenibilità ambientale con l’uso della sostanza organica a scapito della chimica.

Una stalla che serve a ripristinare la fertilità compatibile con la pratica della rotazione e dell’avvicendamento; estendere la superficie coltivabile a biologico per dare prodotti sani e di qualità ad un consumatore sempre più attento alla sua salute, ogni giorno messa a rischio da prodotti a base di ogm o di additivi chimici; far nascere nuove attività collaterali all’allevamento, come quelle della trasformazione, del commercio e dell’uso degli animali di San Pardo.

C’è di più, l’idea progettuale purtroppo non presa in considerazione dai più diretti interessati, i carrieri, parla di impostare la stalla all’insegna della tutela e valorizzazione della biodiversità animale, nel caso specifico, quella bovina, scegliendo di allevare tutte le razze italiane particolari per la loro bellezza e per la loro produzione di carne e latte, prodotti che danno vita, nel Molise e in Italia, a rinomate Dop e Igp.

Una stalla che produce anche immagine e che attira l’attenzione di quanti sono impegnati nella ricerca e nella sperimentazione, in Italia e nel mondo; richiama visitatori, soprattutto scolaresche, diventando da subito una particolare fattoria didattica; apre, come sopra dicevo, a nuove attività e, quindi, fonte di quella occupazione di cui tutti si sciacquano la bocca senza, però, indicare soluzioni.

A chi è interessato di sapere sono ben lieto di inviare l’idea progettuale chiedendo in cambio un commento, o, anche, integrazioni per renderla ancora più valida e più fattibile, convincente per il Senatore Ruta che, sapendo tutti quanto incide nella politica di questa nostra Regione, potrebbe coinvolgere il governo regionale a fare propria questa proposta per realizzare la stalla per la festa di san Pardo, ma anche di Jelsi e di altre feste che ripropongono i bovini. Dopodiché dire grazie alla Granarolo chedai primi commenti su face book - è solo un consiglio - può prendere validi spunti per fare qualcosa di meglio e non andare altrove.

Ricordo quando in un direttivo del Pds molisano per discutere dello sviluppo del Molise, ho indicato la mitica “Pampanella di San Martino in Pensilis” la più grande fabbrica del Molise e, ricordo ancora come fosse ora, la grande risata che questa mia uscita ha suscitato nei dirigenti di quel partito. L’ho detto pensando al tartufo, ai formaggi, all’olio e ai sottoli, al vino, alla nostra cucina e alle nostre tradizioni, che, insieme con le risorse storiche e culturali, potevano allora come ora dar vita a turismi di eccellenza, cioè quelli che non prevedono milioni di animali e milioni di visitatori, ma solo qualità per un Molise di qualità.


Sono passati un po’ di anni e, spero, con l’aiuto della crisi che spinge anche a ragionare, di riuscire a non far ridere quanti hanno pensato che allora, nella seconda metà degli anni ’90, stavo scherzando, ma a far credere a questa opportunità. Soprattutto ora che c’è un governo di centro sinistra a guida Di Laura Frattura, con la presenza in giunta dell’ex sindaco della patria della “Pampanella” che, l’ho sentito a Portocannone, ha sposato il valore delle Dop e Igp.

Un modo per pensare alle risorse vere del Molise e ai suoi valori e, così, distrarsi dalla voglia di autostrada, sanità privata, Molise accorpato ad altre regioni, cioè progetti che, lo dico con grande sincerità, non hanno niente a che fare con la sinistra e lo stesso Molise.

Al nuovo sindaco Notarangelo e al suo collaboratore Stefano Vitulli, vicepresidente dei carrieri, spetta cogliere a volo la proposta Ruta per trasformarla in proposta Larino e, così, passare alla costruzione sì di una stalla, ma di San Pardo e non della Granarolo, o Ruta se si vuole.


pasqualedilena@gmail.com 

Commenti

  1. E' sin troppo evidente che, oltre le proposte di rilancio armonico e sostenibile per la nostra Terra, sia in possesso di conoscenze tecniche-culturali che La inducono ad essere fin troppo benevolo, segno di eleganza, nei confronti di uno sprovveduto quale il Senatore Ruta.

    RispondiElimina
  2. http://www.oml2010.blogspot.it/2013/06/manzimolisani.html

    RispondiElimina
  3. Caro Pasquale, come faccio a non essere d'accordo sulla .. salvaguardia delle Piane di Larino? Anche se solo in maniera virtuale io sono con te. Grazie per quello che potrai fare. Un abbraccio. Silvio Rossi

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Nel 2017 il mondo ha perso un’area di foreste grande quanto l’Italia. L’indagine di Global forest watch

Un pericoloso salto all'indietro dell'agricoltura

La tavola di San Giuseppe