PARTIRE DAL MERCATO LOCALE PER COGLIERE I FRUTTI DEL MERCATO GLOBALE

vigneto cantine D'Uva

nota 5
Con una nota informativa di pochi giorni fa ho raccontato i successi che i vini italiani, da due anni, vivono sul mercato globale, soprattutto per far capire quanti spazi ci sono e quanti altri ancora ci saranno, sia sui vecchi che i nuovi mercati, di fronte alla  crescita costante dei consumi, diversamente dal mercato interno dove il consumo procapite è sceso sotto i 40 litri.

Un dato questo del calo dei consumi in Italia per me, ripeto, preoccupante, non solo perché sono altre bevande, non sane come il vino, a prendere il suo posto, ma perché il vino rischia di ridursi a essere solo una bevanda e per pochi fortunati che hanno i soldi per bere tutt’i giorni grandi vini.

Ricordo ancora una volta che il vino è cultura e, per chi sa bere e lo può bere, è anche salute, se, però, tutt’i giorni è sulla tavola, che io auspico di tutti, non solo di pochi eletti. Un vantaggio anche per il gusto visto che il vino riesce a esaltare i sapori di un piatto e non a soffocarli,  come succede con le altre bevande che stanno facendo di tutto per sostituirsi al nettare degli dei.

Il Molise ha la possibilità di presentarsi sul mercato nazionale e globale con un’offerta di vini di qualità, che, però, deve tener conto sia del corretto rapporto qualità – prezzo che della novità che i suoi vini rappresentano per il mercato molisano  figuriamoci per quei mercati, vicini o lontani,  che neanche  sanno cos’è il Molise o, se lo sanno, difficilmente riescono a inquadrarlo sulla carta geografica.

Una verità amara che dev’essere fatta propria dalle istituzioni e, soprattutto, dai produttori che devono capire che, prima della valorizzazione, c’è un prezzo da pagare ed è quello della promozione.  Non rendersi conto di questo vuol dire - vedi le pretese per la Tintilia – di ritrovarsi con le bottiglie invendute in cantina che, poi, uno è costretto a svendere, mettendo così a rischio il futuro di questo grande vino e il suo ruolo, quale testimone di un territorio vocato, di traino dei vini molisani.

Bisogna porre subito rimedio a questo grave errore che mi piace definire, di gioventù, per ridare alla Tintilia la dignità e il ruolo che merita e, con la stessa urgenza, vedere come rimediare all’altro errore, non meno pesante, che è quello di non aver posto la dovuta attenzione al mercato interno, soprattutto quello molisano che, prima e ancor più di altri, ha bisogno di una comunicazione dei suoi vini per essere conosciuti e, poi, scelti e apprezzati. Nessuna comunicazione è più efficace di quella che fai al tuo vicino di casa, che,  se non sa, non può raccontare a chi arriva e chiede di te e del tuo e dei tuoi vini. E se non sa è normale che susciti qualche dubbio a chi ha conosciuto il tuo vino a Milano o a Ginevra, a Toronto o al Vinitaly, ed è venuto a trovarti a casa o in azienda.

Solo una strategia di marketing può porre rimedio a questi due pesanti errori e, così, poter pensare, scegliendo i tasselli giusti che servono al mosaico della vitivinicoltura molisana e al Molise che si vuole promuovere e far conoscere, al mercato nazionale e a quelli internazionali.

Per quanto riguarda i mercati internazionali il mio primo pensiero è rivolto ai nuovi mercati, i cosiddetti BRIC, cioè Brasile, dove vive una forte comunità italiana e, anche, molisana; Russia e, soprattutto, ai piccoli paesi dell’ex Unione Sovietica che continuano a crescere, con una classe d nuovi ricchi che hanno voglia di sentirsi particolari anche negli acquisti del vino, soprattutto italiano, che fa tendenza; India e Cina che sono enormi per superficie e popolazione con miliardi di persone di cui centinaia di milioni di ricchi e straricchi, cioè di consumatori e turisti che vanno alla ricerca del meglio in quanto a gusto e bellezza.

Penso anche agli Stati Uniti, dove è cresciuta l’immagine dei vini italiani al pari della crescita dei consumi di vino  e, ancor più, al Canada, non solo perché è un mercato in crescita anch’esso, ma per la forte e incisiva presenza dei molisani o di generazioni di nostri corregionali che hanno un rapporto con il Molise e, comunque, ne hanno sentito parlare.

Si tratta solo di scegliere dove andare, e non per una toccata e fuga che fa solo perdere tempo e  denaro, ma per investire in un’azione di marketing , cioè programmare iniziative legate l’una alle altre dalla continuità di presenza almeno per tre anni.

Il Molise ha bisogno di recuperare le occasioni perse in mancanza di una programmazione della comunicazione, cioè della promozione e valorizzazione, e, così, recuperare anche una  strategia di marketing fondamentale per vincere sui mercati che si andranno a scegliere.

Non sono il solo a essere più che convinto della bontà dei nostri vini e delle nostre eccellenze agroalimentari, come pure della possibilità che questi prodotti hanno di vivere i successi che il mercato dà e di viverli posizionati nella parte alta di uno scaffale.

 Il Molise, non avendo numeri se non nel vino, può (deve) giocare solo sull’immagine della straordinaria qualità dei suoi prodotti che il consumatore ha bisogno di conoscere e apprezzare per pagare il prezzo più adeguato alla stessa.


continua

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