LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “RADICI & GEMME” DI ALFONSO PASCALE A MONTEMITRO NEL MOLISE


 Il saluto di Angelica che, con Diversessere e altre due associazioni, ha voluto questo incontro qui a Montemitro, uno dei tre paesi molisani di origine croata che guarda, dall’alto, il Trigno e ha di fronte l’Abruzzo, ha messo in luce, parlando dell’importanza di essere comunità e di vivere la solidarietà e la reciprocità proprie del mondo agricolo e delle campagne, aspetti e questioni che ricorrono nel libro che andiamo a presentare, come a diventarne il filo conduttore.

“Radici & Gemme”, il libro di Alfonso Pascale, che porta la prefazione di Franco Ferrarotti e, come sottotitolo, “La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi”, uscito a giugno dello scorso anno per conto di Cavinato Editore International.

Una importante riflessione storico – politico –culturale, oltre che socio – economica, di un mondo, quello delle campagne e della sua agricoltura, che ha segnato il nostro Paese per oltre centocinquant’anni. Sia quando era ed è stato il grande protagonista, come pure nei momenti di voluta marginalizzazione, cioè quelli della seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso, quando ha preso il sopravvento l’industria.

Alti e bassi che, ne sono certo, per chi ha vissuto con passione questo mondo, non hanno mai messo in discussione l’importanza e la centralità dell’agricoltura, e, non è un caso, che di essa si sente sempre più la necessità, come a testimoniare la sua grande attualità.

Un’occasione –quella dataci dagli organizzatori di quest’incontro – di riflettere anche su una realtà agricola e fortemente rurale che segna questo nostro Molise che, non a caso e da tempo, considero una città –campagna.

Un libro che fa capire che parlare di Agricoltura e di ruralità non vuol dire essere romantico o, peggio ancora, nostalgico di un mondo che non c’è più, ma che essa  serve per pensare a come mettere insieme i cocci di un sistema, ormai fallito, e lavorare per impostare, tracciare, percorrere una strada che ti porta lontano dal baratro e, così, avere la possibilità di aprirti al domani.

Sta qui la grande attualità dell’agricoltura di cui parlavo prima.

L’Agricoltura e la Ruralità, ovvero le nostre campagne, sono sì il passato, ma, oggi più che mai, il presente e, soprattutto, il domani se, però, considerate e spese per la costruzione di quel futuro che la crisi sembra voler negare.

Ci penseranno i professori dell’Università del Molise, Pazzagli e Panunzi, a presentare Il libro “Radici & gocce”, scritto da Alfonso in compagnia della sua cagnolina Miccia, che, per questo, si è ben meritato la dedica.

Per quanto mi riguarda cercherò di presentare il suo autore che ho la fortuna di conoscere da tempo lontano. Per me, Alfonso, non è solo, l’intellettuale o il politico che si dedica a un mondo che altri intellettuali, la cultura e, soprattutto, la politica hanno pensato di mettere da parte, come per disfarsi di un peso ingombrante, ma soprattutto il dirigente stimato, Il compagno, l’amico di viaggio lungo un percorso che, per quanto mi riguarda, dura da oltre 40anni.

Siamo due uomini del sud, lui della Basilicata e io del Molise, di due paesi dalla forte impronta rurale, che si ritrovano a vivere la loro prima esperienza di dirigenti del mondo contadino nell’Alleanza dei Contadini, l’organizzazione nata nel 1955 con Ruggero Grieco eletto primo presidente e, poi, alla sua morte, Emilio Sereni.

Grandi dirigenti politici e sindacali, e, soprattutto, intellettuali che, insieme con altri, hanno dato, con il loro pensiero e con il loro impegno, un contributo notevole alla rinascita  del nostro Paese.

Penso anche a chi ha preso in mano la loro eredità, il presidente che ci ha accolti nell’organizzazione, Attilio Esposto, un abruzzese di Penne a me particolarmente caro, sicuramente per le sue origini di una terra comune fino alla nascita del Molise nel 1963,  ma, soprattutto, per la sua profonda cultura e le sue capacità di grande dirigente.

Ecco, la fortuna di avere questi maestri come riferimento e di  vivere entrambi, in una fase molto delicata per l’agricoltura e le campagne italiane, un’esperienza straordinaria, a fianco dei coltivatori e, per quanto mi riguarda, anche dei mezzadri che hanno dato molto ai successi che vive oggi la Toscana.

E, così,mentre io finisco il mio apprendistato quale responsabile del Cipaat della Toscana e componente della presidenza dell’Alleanza dei Contadini della Toscana, Alfonso diventa presidente dell’organizzazione provinciale di Potenza.

Entrambi lavoriamo e collaboriamo alla nascita della Cic, la Confedezazione italiana coltivatori, con Alfonso che va a Roma per dirigere il dipartimento economico ed io che resto in Toscana per occuparmi di associazioni di produttori quale presidente del Ce.N.F.A.C (Centro Nazionale Forme  Associative e Cooperative). Un’esperienza amara per essermi reso conto che al mondo delle cooperazione e delle organizzazioni professionali l’associazionismo dei produttori faceva (fa) paura e, quindi, di aver dovuto prendere atto di una grande occasione persa per l’agricoltura italiana.  

Poi la CIA, che vede Alfonso, nella veste di vicepresidente, lavorare a fianco di Giuseppe Avolio, Don Peppino, un altro uomo del sud straordinario personaggio per me e per molti altri è sempre apparso un grande padre.

Un’esperienza che ha segnato le scelte future di entrambi e reso ancora più forte il legame con un mondo, quello dell’agricoltura e delle campagne, dando ancora più senso e significato alla continuità di un impegno, soprattutto in questi anni difficili, caratterizzati da una crisi pesante, che dura ormai dal 2004 e non ancora si arresta.

Un percorso comune che, per fortuna, continua con lo stesso impegno di sempre.

E’ questa attenzione, questo non fermarsi, in questo continuo rapporto tra “radici e gemme”, mediato dal tronco, il senso del libro, il suo messaggio forte, soprattutto ai giovani che vogliono e devono, attraverso il proprio cammino e quello di altri, riaffermare l’importanza dell’agricoltura e dei valori propri della ruralità.

Torna la centralità del territorio con le sue risorse e i suoi valori, ma anche quale luogo di identità, piazza, punto d’incontro, intreccio di sogni e di speranze, di boschi e di campi arati, volti, facce, paesaggi, colori, voli, suoni.

Grazie Alfonso per questo tuo lavoro, un libro bello che si lascia leggere e fa capire i caratteri dell’agricoltura contemporanea e le potenzialità riposte in essa, nel momento in cui torna ad essere perno di un cambiamento vero, radicale, capace di ritessere i rapporti spezzati, in primo luogo quello con la natura, la terra. E, ancor più, nel momento in cui “le radici tornino ad associarsi alle gemme”, come tu scrivi a chiusura del tuo lavoro.

pasqualedilena@gmail.com

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