IL RICORDO DI EDILIO PETROCELLI

 
di  
Tobia Paolone

Caro Edilio, sono passati quattro mesi dalla tua scomparsa, un tempo relativamente breve per tornare a parlare e far parlare la tua voce attraverso questo numero di altri Itinerari dedicato interamente a Civitanova del Sannio che, grazie alla tue capacità editoriali, possiamo ammirare in tutto il suo splendore passato e presente. Avevi deciso, convincendomi, che la rivista doveva assumere questo taglio culturale e ti sei impegnato fino all’ultimo affinché lo avesse. N’è testimonianza la busta con cd e bozza pazientemente composta che hai lasciato nelle mani di Umberto, tuo figlio, perché la consegnasse l’indomani a me. Avevi pensato, in quel momento, che fosse davvero la fine e volevi adempiere ancora una volta alla tua “missione”.

In questi quattro mesi sono tornato spesso con la mente ai tuoi discorsi, alle nostre “chiacchiere”, che avevano per tema la politica e l’editoria molisana. L’editoria, appunto, perché ti era sembrato così strano, in quel lontano giugno del 2003, trovare nella tua edicola una rivista che parlasse di Molise. L’hai comprata, sfogliata e immediatamente hai pensato di telefonare alla redazione per capire cosa si celasse dietro un’operazione editoriale che nasceva in quel di Cerro al Volturno. Prendeva così corpo quella collaborazione che dai primi esili contatti è diventata fattiva e importante negli ultimi numeri, quando, dall’alto della tua vasta cultura e conoscenza del territorio, sei diventato il vero pilastro della redazione. Devo essere sincero: pochi altri lettori molisani (politici e non) hanno sentito il bisogno di interagire in maniera così diretta con la nostra casa editrice.

Ti avevo incrociato nei primi anni Ottanta, io giovane universitario con qualche esame arretrato che aveva avuto, grazie ad una tua proposta di legge, l’esonero parziale dal servizio militare. In effetti, avevi dirottato noi giovani con l’allora obbligo della leva militare a dare man forte e supportare gli uffici tecnici dei Comuni, che nel 1984 avevano subito gravi danni dal terremoto che aveva interessato la provincia di Isernia. A dire il vero, nei primi anni Ottanta (1985), da attento osservatore di quanto sotto l’aspetto culturale accadeva in Molise, mi era passata tra le mani una copia del tuo volume “Il divenire del paesaggio molisano”, edito da “La Casa Usher” di Firenze.

Una folgorazione! Vedevo per la prima volta un’opera editoriale ben articolata ed impaginata, vero e proprio strumento di conoscenza, di lettura del territorio e della mia terra. È strano, ma a volte penso che dalla lettura e visione di quel fantastico volume sia nata anche la voglia di fare poi, anni dopo, l’editore di libri sul Molise.

Per la prima volta infatti, accanto a piante antiche, carte e disegni, si impaginavano foto a colori e in bianco e nero del paesaggio molisano, della sua gente, i piloni in cemento armato delle fondovalli con i vecchi seduti sugli usci delle case. Era il Molise, con le sue perenni contraddizioni, con il suo contrastato progresso, con il suo accidentato territorio. Il sottotitolo recitava: Dall’accampamento dell’homo erectus alle proposte di tutela dei beni ambientali e storico-culturali. Quindi un libro che non mostrava solo l’amena cartolina della Regione, ma un vero e proprio concentrato di sociologia del territorio con testi ed immagini moderni e funzionali alla conoscenza del Molise e che, anticipando di molto i tempi, portava all’attenzione del lettore il tema della tutela del territorio.

Ricordo di averti detto queste parole un pomeriggio nella stanza-studio dove lavoravi e di come i tuoi acuti occhi scuri abbiano avuto un luccichio speciale. Eri davvero fiero di aver “donato” quel libro alla tua terra e alla tua gente.

Tanti altri libri sarebbero venuti poi.

Sono ormai quattro mesi che non ascolto più la tua flebile voce che, a mo’ di saluto, apriva le nostre conversazioni telefoniche. Essordivi con “Editooo…” ed io capivo che da quel momento dovevo lasciare qualsiasi altro lavoro ed ascoltarti. Lo ricorderò sempre. Era per te un vezzo, un modo per schernirmi, l’appellativo editore doveva in un certo senso ripagarmi di tutte le vicissitudini insite in un progetto che, prima ancora d’essere editoriale, era e resta culturale. Era una continua lotta: io che cercavo di trovare ogni scusa per diminuire il numero di pagine e tu che insistevi e peroravi la causa anche con la poca voce rimasta, non permettendo mai che ciò accadesse, adducendo infinite giustificazioni funzionali alle tue tesi.

Certo l’arte oratoria non ti mancava: migliaia i comizi della militanza politica e tanti interventi parlamentari avevano reso molto forbito il tuo parlare, ma prevaleva nella tua discussione la consapevolezza che scrivere e documentare non è mai cosa banale, l’articolo, il saggio o il libro devono essere quanto più doviziosi possibili, ricchi di contenuti e di novità, a costo di stare giorni sulla pagina. Una lezione che abbiamo imparato e che resta vivo nel nostro lavoro quotidiano. E quanto manchi a questa terra in questo momento di buio, delle coscienze, della cultura e della politica.

A te e alla tua forte memoria la redazione di altri Itinerari dedica questo venticinquesimo numero della rivista.                                                                                          

Tobia Paolone                                             

d.responsabile@volturniaedizioni.com      

  
È in vendita nelle edicole e librerie della regione Molise il n. 25 della rivista trimestrale Altri Itinerari, numero monografico dedicato al feudo e al palazzo d’Alessandro di Civitanova del Sannio.

La ricerca si deve a Edilio Petrocelli e rappresenta l’ultimo contributo che il noto politico ed intellettuale molisano ha prodotto per la nostra casa editrice.

In apertura della rivista la redazione di altri Itinerari ha ricordato  (a quattro mesi dalla scomparsa) con un inserto redazionale di 16 pagine  “l’uomo, il politico e l’intellettuale Edilio Petrocelli”.
 
               

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