IL SUD E’ UNA TERRA ANTICA CHE HA BISOGNO DI RISPETTO E AMORE.


Se lo frequenti e poni mente al suo futuro, il Mezzogiorno d’Italia, con i suoi paesi a cappello di un colle o appiccicati a una montagna; le sue donne e i suoi uomini ancora segnati da fatiche antiche; i suoi mari e le sue minute pianure, ti appare come un quadro mai finito.

Sta lì, a lasciarti immaginare quale sarà o potrebbe essere il suo futuro, solo se ci sarà chi vorrà provare a fare esprimere le sue enormi potenzialità, tutte importanti per il domani di questo vasto territorio, oggi di grande attualità. 

Potenzialità enormi che, però, rischiano di svanire se c’è chi pensa e opera perché siano soffocate da cemento e manti di asfalto, trivelle, elettrodotti o metanodotti, centrali a biogas o biomasse, inceneritori o depositi di scorie nucleari. E non solo, dal furto dell’acqua e del sole, del mare e della luna, che puoi vedere saltare da una cima all’altra di montagne che non fanno paura o, anche, riposare sulla gobba di una collina, per riprendere fiato prima di ripartire per nuove scorribande lungo le strette vallate che si aprono a minute pianure. 

Il Mezzogiorno d’Italia, il Sud, con il suo territorio ricco di ruralità e agricoltura contadina, biodiversità, varietà e bontà dei suoi prodotti, è una straordinaria risorsa di risorse per un Paese che ha bisogno di dar vita a un nuovo percorso, se non vuole cadere  nel baratro in cui lo sta portando il sistema fallito, quello dello spreco e della distruzione dei valori,– prim’ancora delle risorse..  

Castello di Macchiagodena
Penso al rispetto, il valore che apre al dialogo e unisce le persone, rende civile una società, permette di fare le scelte possibili e, comunque, le più giuste. Un valore che è maltrattato se è vero, com’è vero che in un anno il mondo perde 240 miliardi di tonnellate di terra (l’Amazzonia è solo l’esempio più eclatante). Un mondo di oltre 7 miliardi di persone, un numero che aumenta ogni secondo con le previsioni che esso sarà vicino ai 10 miliardi nel 2050, cioè prossimamente.  

Dieci miliardi di bocche da sfamare con il pianeta che, quest’anno il 13 di agosto, ha dato tutto quello che poteva in quanto a sua capacità di rigenerazione. Lo scorso anno ciò è successo il 19 di agosto, ciò che fa dire che il processo avanza inesorabilmente e, quando la data sarà il 30 di giugno, l’umanità ha bisogno di due pianeti per vivere. Se è vero anche che, in Italia, ogni secondo che passa si perdono otto metri quadri di terreno, nella gran parte, fertile, cioè una superficie pari a 240.000 campi da calcio messi insieme. Un’enormità che non preoccupa né Governo né classe dirigente di questo nostro Paese, se è vero che invece di bloccare un processo perdente, soprattutto per le nuove generazioni, si dà una serie di accelerate, a partire da “Sblocca Italia”, solo per fare un favore agli speculatori e, in particolare ai petrolieri, una volta dato loro il permesso di trivellare mari e territori di molte regioni del centro-sud.  

A Larino con Fabrizio, Benedetto
e gli amici di Roma
Tutto questo nel momento in cui gli scienziati di ogni parte del mondo, sempre più preoccupati, lanciano appelli riguardo alla situazione del clima e invitano i governi a prendere misure atte a bloccare l’estrazione di energia dai fossili.   

Una tale mancanza di rispetto del territorio mette a rischio tutte le potenzialità del nostro Meridione, visto che la pianura padana e la fascia costiera hanno già dato quello che potevano dare al cemento e all’asfalto. E ciò ricade direttamente sul Paese che, già oggi, importa prodotti alimentari, cibo, per oltre il 20%  del suo fabbisogno.   

Un Paese che ha forte bisogno della cultura del rispetto se vuole pensare a costruire davvero il suo futuro, sapendo che ciò è possibile solo se si ha coraggio e intelligenza e, insieme, la lungimiranza del sogno che diventa progetto, programma, partecipazione, voglia di raggiungere traguardi che solo il territorio - con la sua agricoltura, la sua ruralità, la sua storia e la sua cultura, i suoi paesaggi e le sue tradizioni – è in grado di dare.

Il mio Molise, e non solo, la Puglia, la Basilicata e la Campania, che ho avuto modo di visitare di recente, mi hanno raccontato questo loro sogno che condivido in pieno se penso agli oliveti, ai vigneti, ai seminativi e ai pascoli, ai profumi e ai sapori dei tanti prodotti e ai colori dei tramonti e delle albe. Se penso, in pratica, alla necessità di produrre cibo, e sempre più, per il fabbisogno interno e, anche, da esportare, con i luoghi di origine quale valore aggiunto. Se penso soprattutto al dato della crescita del 4% dei flussi turistici ogni anno nel mondo. Una crescita – come dicono gli esperti del settore – costante fino al 2030. 

Un sud libero da nuovo cemento e asfalto, trivelle e altro, è quello che il Paese si deve dare, per ripagare al furto dei piemontesi e al suo abbandono che dura da decenni. Altrimenti bisogna dare per scontato le previsioni di vari istituti che dicono che se il sud perde nuovo terreno, ben cinque i milioni di meridionali che saranno, nei prossimi anni, costretti a emigrare. 

 
in anteprima per il Molise
l'articolo che uscirà
sul n° Sett/Ott.
di  Oinos - viveredivino
la bella rivista pubblicata a Siena

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