IN MARCIA PER IL CLIMA: IL MOLISE E LA SUA AGRICOLTURA

Con la sottoscrizione e l’approvazione del documento che impegna gli Stati a prendere provvedimenti per avviare a soluzione la crisi del Clima che sta uccidendo il pianeta o, meglio, la vita sulla terra, si è concluso a Parigi la Cop 21, con i 185 rappresentanti di altrettanti Paesi già, chi più e chi meno soddisfatto, rientrati nelle loro case.

Un fondamentale incontro che ha visto crescere l’attenzione e la mobilitazione di donne e di uomini in ogni parte del mondo, consapevoli che bisogna fare qualcosa e dare il proprio contributo se non si vuole restare indifferenti alla finestra a guardare, aspettando il crollo, il momento del non ritorno.
Milioni e milioni di donne e di uomini si sono posti la domanda: che fare? E questo è importante per tutti quelli che hanno capito e sanno che Parigi non era e non è il punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso nuovo  che ci vede “in marcia per il clima”, insieme e sempre più numerosi.  
Il Molise, che ha partecipato alla “marcia per il clima” e, con le due iniziative di Larino e di Colle d’Anchise, ha dato un suo contributo al grande successo della giornata del 29 u. s., sostenuta da oltre un milione di iniziative in ogni parte del mondo, ha tutto per diventare uno straordinario esempio, in primo luogo per il mezzogiorno e, anche, per il resto del Paese e dell’Europa. E questo è possibile per l’insieme delle sue caratteristiche, non ultime quello di essere piccolo e ancora ricco di ruralità,
Si tratta di ridare al territorio la considerazione e la dignità che merita; rendere le illusioni di un sistema fallito -  ancora parla di crescita - elementi tangibili di un museo a cielo aperto, che tutti possono tranquillamente visitare; ridare all’Agricoltura (nel senso più ampio anche di zootecnia) tutta la centralità che le spetta per un suo pieno sviluppo umano, che è tale solo se sostenibile.
Lo stesso Molise -  “luogo dell’anima” e, per me, anche  una straordinaria “Città-Campagna” - che meno di un anno fa ha saputo reagire al rischio d’invasione di 12.000 manze e, quindi, di avvio di un processo di industrializzazione dell’Agricoltura, mortale per quest’attività primaria e per il territorio molisano.
Mortale per il clima.
C’è da dire che un aspetto centrale della crisi del clima, l’Agricoltura, non ha trovato voce fra quelli che si sono messi, e sono, in marcia per il clima.
Un vuoto, questo, tutto da recuperare visto che l’Agricoltura industriale e il Cibo nelle mani dell’agrobusiness, hanno inciso e incidono fortemente sui cambiamenti climatici in atto. Basti pensare alla deforestazione dell’Amazzonia o, anche, in Malesia o in Africa per dare spazio alla coltivazione delle palme e la produzione di olio, fonte di danno non solo per l’ambiente ma anche per la salute umana. Basti pensare solo  ai quantitativi di energia proveniente da fossili dì cui ha bisogno questo tipo di agricoltura.
Cominciare dal Molise e renderlo esempio di un’agricoltura che, prim’ancora che alla quantità, pensa alla qualità del cibo, alla biodiversità, al paesaggio, alla salvaguardia e tutela del territorio, vuol dire tracciare il percorso più giusto, con traguardi e obiettivi ben definiti.
In pratica, mettersi “in marcia per il clima”  avendo in mano la bussola della programmazione e della progettualità, del coinvolgimento e della partecipazione e non solo fiumi di parole, oltretutto vuote, che fanno tornare indietro il tempo invece di proiettarlo verso il domani.
Pasqualedilena@gmail.com

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