Giorgio Scarlato risponde a Paolo Barbieri

mi piace pubblicarla questa risposta che Giorgio Scarlato, il mio amico coltivatore collaboratore del mio blog, indirizza a Paolo Barbieri. Arricchisce di nuove riflessioni il suo articolo "Il neoliberismo, la libertà di comprare chiunque", postato su questo blog il giorno della befana 2016. 

Gentile signor Barbieri, innanzitutto mi scuso per non averLe risposto prima. L'ho letta solo ora, grazie all'amico Pasquale che me l'ha inviata.

In merito alla problematica, bisogna vederla solo da quale sfaccettatura  la si osserva.
Sono decenni che nel mio campo lavorativo, come avrà avuto modo di leggere sono un coltivatore diretto, ho combattuto e sto ancora combattendo.
Ho messo sempre impegno, sicuramente con i miei limiti, ed ho cercato di unire ad un tavolo menti capaci e volenterose, utili per portare avanti quel cambiamento di mentalità da tutti  agognato ma, forse da pochi voluto visti i risultati.

Non condivido pienamente quanto da Lei affermato circa: "Gli Italiani mai come oggi sono uniti nel disprezzo della casta...."
Le chiedo: Quale casta?
Ogni nostro connazionale ne ha  la "propria", quella del "suo" personaggio, di  "quello" che poi potrà fargli qualche favore.
E quindi, logica consequenziale di questo pensiero è: "Devo andare contro le altre caste di altri personaggi ma... non quella del mio, non posso".
E così fan tutti.

Ecco così formata la catena di Sant'Antonio che io la associo alla piaggeria, quel servilismo che potrà cambiare anche "cavallo" (in politica: da destra a sinistra. O, sbaglio?  Ma hanno lo stesso "divisore" di soldi.)  ma lo scopo resta tale: solo per gli affari propri.
E' vizio o è un'arte?
Quel metamorfosismo ruffiano, servile, ipocrita che è racchiuso in una frase di Ennio Flaiano: << A furia di leccare, qualcosa sulla lingua rimane sempre >>.
Ed a nozze vanno i demagoghi con il  loro "potere lubrificante": Se è questo che vuole il popolo, "noi".... ci mettiamo a disposizione.
Ed è per questo che si fatica ad ottenere risultati per quanto da Lei scritto a risposta del mio articolo.
Tutto qui. All'appello si è sempre in pochi. Molti, prima condividono ma poi, dopo, in realtà, pochi si avvicinano.
Il motto che da sempre impera è : "Mondo era, mondo è, e mondo sarà. Tanto non cambierà mai nulla".
Conseguenza logica è .... prendere il riccio ma sempre con la mano altrui.
Non ci si vuole esporre con l'assessore di turno, con l'uomo istituzionale che conta, perché .....    << in futuro potrebbe essermi utile alla risoluzione del "mio" problema >>.
Condivido ed auspico che quanto esposto da Lei nella Sua risposta si concretizzi e trovare così "il giusto catalizzatore".
Cerco, lotto, e non mi stancherò mai di farlo, per quel cambiamento politico-culturale-sociale e non partitico (non mi interessa minimamente) che deve partire però da un concetto ben alto: l'acculturarsi.
Maturare quegli atteggiamenti valoriali, oggi quasi del tutto sopiti che , a mio modesto parere, individuo in etica, moralità, dignità, rispetto quindi della persona e del bene comune.
La mia unica ambizione, il mio sogno, sarebbe quella di "svegliare" da quel pensiero atavico i caudatari italici che tanti chiamano "quelli del saper vivere".
Dal mio punto di vista il loro vissuto lo paragono ad una vita che io definisco "non vita". Però è solo un mio pensiero di minoranza e tale resta.
Concludo con una frase tratta dal libro "Un'intervista con la storia" di Oriana Fallaci:
<< Alexos, cosa significa essere uomo? Significa avere coraggio, avere dignità. Significa credere nell'umanità. Significa amore senza permettere a un amore di diventare àncora. Significa lottare. E vincere.>>
                     Cordialità
                    Giorgio Scarlato
P.S.
Non sono lamenti per quanto ho scritto ma atroci realtà che, sfortunatamente, tanti "senza voce", gli "inascoltati", vivono con le proprie famiglie. Ed oggi peggio di ieri.

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