Giacomo Tachis, non c'è più e la notizia mi addolora

Le parole dell'amico Carlo Cambi sono quelle giuste per Giacomo Tachis, il grande enologo, ed io le riporto su questo mio diario per chi non ha avuto la fortuna di conoscere quest'uomo speciale.
l'Enoteca italiana mi ha dato la possibilità di conoscerlo e frequentarlo, avere ammirazione per una persona che ho avuto il piacere di ritenere amico. Aveva il gusto di parlare sottovoce e, soprattutto, di ascoltare. Lo saluto con un inchino e lo porto nel posto bello della mia memoria. Addio Giacomo.


di Carlo Cambi

Piango, e mi ruscella dentro un dolore che non so dire, come se mi avessero per la terza volta in vita mia strappato il cuore. Se n'è andato un genio assoluto che... la vita mi ha destinato a maestro. Rendete onore a Giacomo Tachis, ora cammina la vigna celeste. Se n'è andato un sabato pomeriggio in punta di piedi ascoltando il terzo movimento della sonata per violino di Bach. Da anni ormai Giacomo viveva nella sua isola di pensieri muti. Bach, mi disse un giorno mentre faceva le analisi del Terre Brune, è un'armonia esatta, Mozart è un'universale.

Non ho mai conosciuto nessun altro enologo che lo dicesse e facesse. Non ho mai conosciuto nessun uomo che leggesse Archestrato di Gela avendo imparato il greco da autodidatta, non ho mai sentito vibrare di fronte al Creato un'anima così intensamente come quella del mio Giacomo.

Ora scriveranno che è stato il creatore del Sassicaia. l'uomo del Rinascimento del vino italiano e molte altre cose importanti. Ma nessuno vi dirà che Giacomo Tachis era un genio assoluto, un uomo che era affascinato dal naturale, che percepiva con i sensi l'anima del Creato. E quante volte abbiano discettato di Marsilio Ficino e della "copula mundi". Giacomo conosceva la microbiologia e la biologia dell'anima, Giacomo credeva negli uomini di fatica e faceva fatiche sovraumane. Quando aggrottava quella sua chioma bianca con il musetto da riccio impertinente, intelligente sommamente e scaltro abbastanza da perdonare le miserie umane senza rinunciare ad indagarle sapevi che stavi vivendo con lui, per lui e in lui un momento decisivo.

Non se ne è andato il più grande enologo che l'Italia abbia avuto, se ne andato l'ultimo genio rinascimentale che l'Italia abbia partorito. Scriverò altro di lui, parlerò sempre di lui, starò sempre con lui. Ma ora non ce la faccio. So solo piangere!!! Mi resta d'averlo accarezzato un mese fa, di avergli stretto la mano che lui mi ha stretto.

Non ci sono state parole, da troppo tempo non c'erano più parole, ma ancora una volta la sua anima ha accarezzato la mia pochezza e mi ha nutrito di sapienza. Mi restano le foto, mi restano le sue confessioni d'uomo, i suoi insegnamenti di scienziato, il suo affetto, mi resta soprattutto d'averlo difeso e compreso.

Ora t'abbraccio Giacomo: che la terra sia lieve e la tua vendemmia celeste sia la tua consacrazione! Arrivederci amico mio, maestro mio!
foto di Pasquale Di Lena.

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