Natale: ricordare quella nascita.

Natale
Natale ricorda la nascita di un uomo che cambiò il nostro modello di comportamento verso gli altri. Prima e dopo Cristo, una nuova era. Un modello basato sull’amore e sul perdono che ci conforta anche se incapaci di applicarlo. Gesù Maestro e per i credenti Dio. Una nascita miracolosa, un racconto ricco di f
ascino.
Non importa se abbellito da favole: esse nascondono realtà profonde, desideri e speranze. In quella capanna un bambino – riverito da tre re saggi, dice la favola- portò al mondo la Buona Novella che promette ai fedeli una vita eterna ma dà anche ai non credenti un’etica basata sulla solidarietà: siamo tutti fratelli. Con lui nacque una nuova immagine di Dio: non più padrone rigido e persino crudele tanto da ordinare ad Abramo il sacrificio del figlio; non più divinità di un popolo solo. Padre di tutti, senza preferenze semmai con un occhio più benevolo verso gli umili. Con lui nacque l’idea di divisione tra Stato e Chiesa (date a Cesare ecc..) che la Chiesa- accecata dalla voglia di potere- ha ignorato per quasi duemila anni.
Credo che le religioni, come tutte le cose umane, abbiano una loro vita anche se lunga millenni ; prima o dopo finiscono o si modificano. Basta guardare la storia e le religioni passate; tutte ritenute veritiere con divinità onorate con templi preghiere e sacrifici, ognuna sicura di aver trovato la Verità. Che cosa è la verità? Chiese Pilato. Penso, nella mia assoluta ignoranza, di poter dire che verità è ciò in cui si crede. Non finirà il bisogno di molti di pensare a un Essere supremo, una guida cui affidarsi, un potere benevolo che sorregga le debolezze e, semmai, offra la speranza di un’altra vita. Molti avvertono questo bisogno che nessuna violenza può eliminare. Stalin distrusse alcune chiese ma non la religiosità del popolo russo .
Il messaggio di Gesù è splendido e allo stesso tempo terribile. Per certi aspetti può essere ritenuto superiore alle possibilità umane o addirittura contrario alla natura dell’uomo. Non è possibile amare il prossimo come se stessi. Esiste necessariamente una scala di affetti. Esiste un limite all’apertura e all’accoglienza; un limite a capire la cultura degli altri per difendere la propria. Esiste una naturale difesa di sé, della famiglia, del proprio gruppo. E’ un istinto di conservazione naturale: perciò- per chi crede- inculcato da Dio stesso. E’,allora, una contraddizione? Lascio ai teologi la risposta e forse ne avranno più di una. Credo che Gesù abbia voluto esaltare la solidarietà sino a chiamarla amore assoluto (“come te stesso”). Il buon samaritano non amava il ferito come se stesso ma abbastanza da aiutarlo al contrario dell’indifferenza del paesano e del sacerdote che passarono oltre. L’indifferenza è l’opposto dell’amore: è peggiore dell’odio.
Il cristianesimo si fonda sull’amore e sul perdono. Dentro l’uomo c’è abbastanza amore da poterlo donare a chiunque. Se proprio non fratelli, basterebbe sentirsi compagni nel cammino della vita (e la parola non vuole avere alcun significato politico). Il perdono indica che in ognuno, anche nell’uomo più malvagio, rimane sino all’ultimo istante di vita una scintilla di amore e dignità che può riattivarsi. Il perdono è la mano tesa per riaccogliere il figliuol prodigo ma non è un lavaggio automatico attivato dal gettone di una giaculatoria. E’ il percorso doloroso di chi è scivolato in basso e faticosamente si arrampica per essere riaccolto nella comunità. Le parole senza i fatti sono una scatola vuota: non chi dice padre-padre entra nel regno dei cieli ma chi fa la volontà del Padre.
E’ molto difficile, credo, essere veramente cristiani. Occorre coraggio : vi mando come pecore tra i lupi; i lupi peggiori non vengono armati di fucile ma tentano- col danaro, col successo- come il diavolo che offrì potere a Gesù nel deserto. Occorre una grande fede. E’ virtù di pochi: tutti sono chiamati, pochi rispondono. Eppure tanti hanno dato persino la vita per questa fede; molti si dedicano ad aiutare quelli che hanno bisogno non importa se non li amano quanto se stessi. Quella nascita e quella morte hanno segnato la nostra storia anche se molti hanno tradito e travisato l’ insegnamento di Cristo: quelli che nel suo nome hanno fatto guerre; quelli che in suo nome hanno torturato e oppresso le idee senza riuscire a reprimerle; quelli che pensano di difendere col manganello la cristianità che non ha bisogno di armi e di violenza ma di forza intellettuale che le conservi vitalità. La violenza è la forza dei deboli.
Quell’insegnamento- anche se spesso distorto o usato per ottenere e gestire il potere- è stata una sorgente fondamentale che insieme alle altre ha fatto lievitare la nostra cultura così piena di frutti che dobbiamo difendere orgogliosamente non solo da chi la minaccia dall’esterno ma anche da chi la inaridisce e la distorce dall’interno. L’isolamento non è difesa: è inaridimento. Viviamo un momento di grave decadenza culturale e spirituale: questa è la vera minaccia. Si accentuano l’individualismo e un nazionalismo di difesa: un guscio protettivo fragile. Viene meno la solidarietà. Viviamo un momento di eclissi della speranza. L’utopia (la massima speranza) è sostituita da quella che Bauman chiama Retrotopia. Se guardiamo il nostro Paese ma anche tutto il Mondo l’ insegnamento di Cristo è messo da parte. Più invocato che seguìto. Un tradimento continuo, individuale e collettivo, mascherato da riti e invocazioni.
Natale: ricordare quella nascita. Non so se miracolosa ma certamente fu miracoloso quel messaggio che diede ad ogni uomo dignità , anche al più povero, allo schiavo. Che ci indicò la via della tolleranza (chi è senza peccato scagli la prima pietra. Che non significa tolleranza dell’errore; aggiunse: va e non peccare più). Entrare in quella capanna con umiltà, con riconoscenza e, se possibile, con amore lasciando da parte le indagini poliziesche o da cronista, le verifiche sterili su quel racconto. La Buona Novella non richiede autopsia, richiede accettazione. Purché non sia solo estetica. Una via da percorrere, da credente o da laico, non in maniera passiva con una religione solo formale o con una laicità che camuffa la solidarietà con una accoglienza passiva sregolata che complica più che risolvere i problemi. Quei principi generali vanno gestiti con intelligenza, adattati ad un’epoca storica di grande cambiamento per il quale siamo impreparati.
Guardare indietro verso quel primo Natale non come atto consolatorio ma per meglio guardare avanti. Fare i conti con la sua Parola per fare i conti con noi stessi.
Buon Natale.
Per noi rimane la festa più importante dell’anno anche se per molti si è affievolito il significato religioso e prevale quello mondano, laico nel senso peggiore. E’ un tempo di materialismo che insegue la ricchezza sino a darle valore di virtù anche se è evidente il fallimento di questo modello di vita che crea diseguaglianze intollerabili, nel quale “i supermercati sono diventati le nostre cattedrali”( Ritzer) e “la lista della spesa è il nostro breviario, le processioni nei centri commerciali i nostri pellegrinaggi”(Bauman).

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