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L’acqua, l’olio e il vino

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OGGI GIORNATA MONDIALE DELL'ACQUA Senz’acqua non si va da nessuna parte. Averla è sempre più una fortuna, soprattutto se potabile. Sto pensando al mio Molise, al suo Matese, con sorgenti d’acqua minerale da ogni parte e le sue mille colline, quasi tutte serbatoi d’acqua potabile. Sto pensando alla generosità della mia terra, espressa con tanta solidarietà nei decenni passati con l’acqua messa a disposizione di tre delle quattro regioni limitrofe: Campania, Puglia e Abruzzo. Ultimamente, grazie alla decisione di sprovveduti del Consiglio regionale che ha caratterizzato la XII legislatura della Regione, di altra acqua alla Puglia dopo quella del Fortore, il fiume campano-molisano- pugliese, del Lago di Occhito. Questa volta del Biferno, il fiume tutto molisano che alimenta il Lago del Liscione. “Sprovveduti”, nel senso di incapaci di leggere la realtà del piccolo Molise, meno che mai dell’Italia e del mondo, e, come tali, di capire cosa accadrà domani, quando, causa la situazione cl

Buon compleanno zio Mario

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Oggi avrebbe festeggiato i suoi 95 anni Zio Mario, e, conoscendo l'amore per la sua attività, l'avrebbe fatto dietro in bancone, come sempre pronto a salutare con un sorriso chi entrava. Amava i clienti del suo negozio. Lo zio di tutti i miei amici che hanno avuto il piacere di conoscerlo nella sua casa di via Belvedere e/o nel suo negozio di via Circonvallazione, aperto per oltre cinquant'anni. Figlio di Giustina Cavaiola e di Nicola Mammarella, fratello di mia madre Angelina di Vittorio, Umberto e Tonino. La sua grande passione per la politica, comunista con tessera del Pci, Pds e Ds; il suo sogno di un mondo all'insegna della Pace, del rispetto, dell'amore, della solidarietà e del confronto; l'amore per la sua Larino; il suo tifo per Fausto Coppi, la Frenter e la Juventus; il suo sorriso aperto e il benvenuto per l'ospite, sempre gradito. Buon compleanno zio Mario da me, Flora, Carmela, i tuoi nipoti e da tutti quelli che ti hanno conosciuto, i tuoi am

Commento di Nicola Picchione

San Giuseppe Ho un debole per S. Giuseppe, mi ritrovo in lui e immagino la sua bottega come quella di mio padre. Sappiamo poco di lui, non è uno dei santi molto popolari antichi e moderni, non un dotto non un santo dei miracoli nemmeno un santo che emana profumi. Un falegname chiuso nella sua piccola bottega, di poche parole, paziente e tollerante che accetta la gravidanza anomala della sposa. Avrebbe sorriso del goffo tentativo di Luca e Matteo di attribuirli una ascendenza nobile (addirittura da Giacobbe e Davide). I Vangeli parlano poco di lui. Dobbiamo immaginare che Giuseppe allevò il figlio facendosi aiutare in bottega ed educandolo. Non lo rimproverò nemmeno quando ragazzo scomparve per tre giorni senza dire dove andasse. Mi piace immaginare che di fronte alla dottrina del figlio rispondesse come rispondeva mio padre quando discutevamo (cercavo ragioni sottili per dargli torto ma ora ammetto che aveva sempre ragione lui): “Sono solo un povero piantachiodi”. A differenza della ma

La tavola di San Giuseppe

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Un giorno speciale, il 19 Marzo, preceduto dalla visita alle tante cappelle che animavano Larino, ora centro storico, da "capammonde é capabballe", con i camini accesi e le pignate in evidenza e la tavola piena di bontà, soprattutto primizie, come gli asparagi. L'offerta di un piatto di bucatini con la mollica mista di uva passita, pinoli e olio "Gentile" che sapeva anche di quello "Salegno o Saligno", mentre l'oliva della varietà "San Pardo" faceva bella mostra sulla tavola imbandita. La devozione che si esprimeva in donazione e incontro, convivialità. Quella stessa che il giorno dopo raccoglieva la presenza di figuranti Giuseppe e Maria con il bambino e dieci ospiti per il pranzo delle 13 portate. Il "Convito" e la "Deozione di Sn Giuseppe nella Tradizione molisana, come scriveva l'indimenticabile Enzo Nocera. l'editore che ha dato tutta la sua passione al Molise, in un libricino pubblicato nel 1998 con l'As

Patriarca

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È li che mi aspetta/ con il suo sguardo strano di anziano/ che sa raccontare il tempo/ più degli altri, non lontani.// Patriarchi che a Portocannone,/ nel mio Molise, applaudono/ i buoi vittoriosi ancora ansimanti.// È la brezza, che ogni mattina spira/ dalle Diomedee già assolatee,/ la sua compagna e i rimanenti venti,/da ovunque arrivano, i suoi amici.// Sono vita – mi racconta – il nostro domani come pure/ delle olive e dell’olio che doniamo/ a voi umani ultimamente ingrati.//Ci avete tolto/ le certezze che il passato ci donava,/ mettendo mano al più prezioso bene,/ il tempo, che l’ingordigia dell’uomo/ ruba alle nuove generazioni.// Noi che del tempo siamo i testimoni,/ nati per essere rami,/ chiome verdeggianti/ ombre di erbe dai minuti fiori/ non numeri di un filare assetato/ che non ha domani. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Pasquale Di Lena

L'attacco al cuore dell'olivicoltura italiana in un decennio

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Teatro Naturale- Pensieri e Parole - Editoriali - 15/03/2024.......................................................................................................................................................................................................... L’olivicoltura italiana, in poco tempo, ha perso i suoi primati mondiali per estensione della superficie impegnata, numero di addetti, quantità di olive raccolte e olio prodotto, esportazione Il passato conta, e non poco, quando si ha voglia di rinnovare il presente per un futuro migliore. È quello che ho pensato ascoltando gli interventi del Tavolo tecnico interdisciplinare, al suo primo incontro, promosso dall’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio, sull’emergenza abbandono dell’olivicoltura tradizionale e storica, “Dati allarmanti. Verso una proposta di legge per il recupero delle olivete abbandonate”. Una triste realtà, com’è quella de: l’agricoltura espropriata del suo ruolo primario, centrale per: lo sv

Quale futuro per il Molise

di Umberto Berardo Martedì 11 marzo 2024 Milena Gabanelli nel suo Dataroom sul Corriere della Sera si è occupata di un Molise che secondo lei dopo sessant’anni dal raggiungimento della sua autonomia regionale, rivelatasi a suo dire un fallimento, vorrebbe ritornare con l’Abruzzo dopo la separazione avvenuta nel 1963. Già questi assunti non mi pare corrispondano del tutto alla verità perché la semplificano distorcendola senza coglierne tutti gi aspetti. Intanto il Molise ha chiesto di essere una regione autonoma non solo, come sostiene la giornalista, perché mancava di servizi amministrativi e per motivi politici guadagnando qualche senatore e un Consiglio Regionale, ma soprattutto in quanto era priva d’infrastrutture fondamentali e di un decente piano di sviluppo economico; infatti la regione era falcidiata dall’emigrazione che portava all’estero soprattutto le famiglie più giovani il cui reddito, basato prevalentemente su un’agricoltura di sussistenza, era tra i più bassi d’Italia.