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Ad Asiago nascono formaggi da agricoltura tradizionale

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il Caseificio Pennar presenta la filiera “Green Grass”   Lo storico caseificio asiaghese e l’Università di Padova danno vita a una “filiera verde” certificata per le produzioni casearie sull’Altopiano dei 7 Comuni. L’alimentazione delle bovine esclude l’uso degli insilati e prevede solo erba e fieno. Risultati significativi sotto il profilo organolettico e nutrizionale.   Asiago, 5 febbraio 2013 Il Caseificio Pennar di Asiago e l’Università degli Studi di Padova danno vita ad una produzione a “filiera verde” interamente certificata. Al foraggio basta aggiungere una M perché diventi “formaggio”. Lo sanno bene sull’Altopiano dei 7 Comuni, territorio di pascoli e prati-pascoli fra i più grandi d’Europa. Qui, un’ottantina di allevatori associati nel caseificio cooperativo “Pennar”, hanno deciso di sottostare volontariamente ad un disciplinare molto rigoroso di alimentazione del bestiame. Le ricerche condotte dall’Università di Padova sui prodotti del caseificio di montagn

SI PU0'

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      Si può parlare di cambiamento solo quando le donne saranno considerate persone in grado di esprimere il loro mondo colorato di arobaleni e allegro di canti senza chiedere permesso a nessuno.    Si può parlare di domani solo se ognuno di noi diventa più solidale con la natura e riesce a difenderla con le unghie e con i denti.   Si può parlare di programmazione solo se essa ha come base, fondamenta, il territorio. In pratica solo se essa parte dal territorio e lì torna.   Si può parlare di cibo solo se è viva e forte l'agricoltura con i suoi valori di solidarietà e di reciprocità; i suoi semi e le sue tradizioni; il rispetto del tempo e delle stagioni, meno dei piazzisti e dei venditori di veleni e di parole.   Si può parlare di bellezza solo se si difende la biodiversità. l'ambiente, il paesaggio, l'acqua pulita, l'aria da respirare.   Si può parlare di dialogo solo se c'è rispetto.   Si può parlare di democrazia solo se

VINI SPUMANTI.

  IN ITALIA CALO CONSUMI. 7 MILIONI DI BOTTIGLIE IN MENO. CAUSA SFIDUCIA E PREZZO. FENOMENO PROSECCO DOCG. FRENO PER ASTI E CHAMPAGNE, CAOS NELLE PROMOZIONI DI FINE ANNO. FRA I VINI FRIZZANTI BENE LAMBRUSCO   E MALVASIA. Anche discontinuità, infedeltà, esternalità guidano le scelte di consumo. Acquisti più prossimali. Discount volumi in crescita, per prezzi e etichette.   Gdo primato di vendita, meno volume ma fatturati stabili.   Nel 2012 l’Italia ha prodotto 465 milioni di bottiglie di vini spumanti, fra metodo tradizionale e metodo italiano, rispettivamente 25 milioni e 440 milioni di bottiglie per un fatturato all’origine (alla cantina) di 1,2 mld di euro. Il consumo nazionale di bollicine è stato di 151 mil/bott, di cui 6,3 straniere, quindi di made in Italy solo 144,7 mil/bott (4,10% in meno rispetto al 2011, il 6,64 in meno rispetto al 2010). 22,5 milioni di metodo classico e 122 milioni di metodo italiano, per valore complessivo all’origine pari a 380 mil di euro.

da Zacc&Belina

  LA ZECCA ZACC -   IL PIRELLONE DI FORMIGONI  BELINA – LA FABBRICA DI SOLDI DI COMUNIONE E LIBERAZIONE E DELLA LEGA
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VENTI DI GUERRA arrivano dal Mediterraneo e la prima a pagare, con i suoi reperti archeologici e i suoi monumenti distrutti dalle guerre, è la civiltà che nei millenni è fiorita intorno a questo mare, il nostro mare. Ieri l’Iraq con le bombe americane, oggi l’Egitto, la Siria, la Libia, la Palestina messe a soqquadro per le stesse ragioni che hanno alla base il profitto, la vita agiata di pochi a scapito della stragrande maggioranza dell’umanità, lo spreco a scapito della natura che ogni giorno muore.   Il petrolio, con la fame di denaro dei suoi padroni, nei prossimi giorni, mesi, ammazzerà gli ultimi gorilla in Ruanda. Animali che ci appartengono più di ogni altro, visto che siamo simili per il 97%. A Larino, invece,   si tagliano i tigli della già minuta villa, gli stessi che mi hanno dato ombra da bambino, senza una ragione se non una cultura approssimata che rende i poveri complici dei petrolieri. La crisi voluta e gestita dai padroni si nutre di bellezza e di

L’OLIVICOLTURA MOLISANA CON GLI OLI SELEZIONATI DALLA GUIDA FLOS OLEI 2013

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in fondo le isole Tremiti Riprendiamo da “ Flos Olei 2013 – La guida al mondo dell’extravergine” i dati riguardanti l’Olivicoltura molisana per capire la consistenza di questa coltivazione e la sua importanza. qui Larino , i suoi olivi e la Maiella   In pratica, poco più di   13mila ettari   di oliveti pari all’1,15% della superficie olivetata nazionale che è di un milione e centoquarantamila ettari.   Su questa superficie si contano oltre due milioni e mezzo di piante, tra le quali l’” Aurina ” di Venafro, che richiama la “liciniana” dei tempi dei romani e la “ Gentile” di Larino con oltre un milione di olivi sparsi su tutto il territorio frentano, che è, poi, la grande culla dell’olivicoltura molisana. l'oliveto Iapoce dall'agriturismo Belvedere A queste due varietà autoctone bisogna aggiungerne altre 16 catalogate e, secondo Flos Olei , quaranta (un dato a noi sconosciuto), a dimostrazione comunque della ricca biodiversità, l’elemento vincente

da ZACC&BELINA

ALITO CATTIVO   Zacc- "E' evidente che Ilaria Cucchi sta sfruttando la tragedia del fratello" così ha detto Giovanardi.   Bèlina – e lui la pazienza del padreterno