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L’UNITA’ DEI MOLISANI

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Serve l’unità per salvare il territorio da insediamenti come la grande stalla della Granarolo o la realizzazione di un’autostrada, che non ha senso per il Molise, e altro ancora che è nella mente e nelle mani della politica che rappresenta o governa il Molise. Il problema non è il Vescovo, che pure ha la colpa di non aver capito o riflettuto più di tanto sul significato e il valore strategico del territorio per il futuro del Molise, nel momento in cui ha messo a disposizione della grande stalla della Granarolo i terreni del Seminario di Larino, ma il modo in cui Ruta & Co.   hanno ritirato la mano dopo aver lanciato il progetto e verificato che la strada non era così spianata come pensavano. E, c’è di più, pesa la mancanza d’iniziativa del governo regionale, che sa bene che il progetto sta andando avanti e ogni giorno che passa rende più difficile esprimere e far valere la propria contrarietà. Il consiglio regionale, stimolato dalla sola opposizione del M5S, ha mostrato s

IL TEMPO DELLA TINTILIA DI DI MAJO NORANTE

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12 anni e più di vita per un vino sono pochi solo se è un grande vino e la Tintilia di Di Majo Norante del 2001, che io e Flora abbiamo stappato pochi giorni fa in onore di cari amici, Barbara e Luca, di Siena, è risultato piacevole e accattivante, già saggio ma non vecchio, ancora pieno di vita con i suoi delicati profumi, il suo colore rubino intenso e il suo sapore con note di spezie evidenti.   Volevamo fare bella figura con i nostri cari ospiti ed onorare nel migliore dei modi la vitivinicoltura molisana facendo loro degustare, bevitori da sempre di Brunello, Chianti e Vino Nobile di Montepulciano, una nostra identità, la Tintilia, ma di un'annata lontana, quella che ha aperto la strada a questo vino principe del Molise.   Infatti, l'azienda Di Majo Norante è stata la prima a imbottigliare questo vino che stava sparendo e che, io e l'amico Michele Tanno, abbiamo avuto la forza e il piacere di rilanciare. Non è un caso la scelta dell'etichetta che riport

IL RICORDO DI EDILIO PETROCELLI

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  di   Tobia Paolone Caro Edilio, sono passati quattro mesi dalla tua scomparsa, un tempo relativamente breve per tornare a parlare e far parlare la tua voce attraverso questo numero di altri Itinerari dedicato interamente a Civitanova del Sannio che, grazie alla tue capacità editoriali, possiamo ammirare in tutto il suo splendore passato e presente. Avevi deciso, convincendomi, che la rivista doveva assumere questo taglio culturale e ti sei impegnato fino all’ultimo affinché lo avesse. N’è testimonianza la busta con cd e bozza pazientemente composta che hai lasciato nelle mani di Umberto, tuo figlio, perché la consegnasse l’indomani a me. Avevi pensato, in quel momento, che fosse davvero la fine e volevi adempiere ancora una volta alla tua “missione”. In questi quattro mesi sono tornato spesso con la mente ai tuoi discorsi, alle nostre “chiacchiere”, che avevano per tema la politica e l’editoria molisana. L’editoria, appunto, perché ti era sembrato così strano,

I CECI DELLA GUARENZA

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Pasta e ceci con una spolverata di verdure spontanee e olio extravergine di oliva "Gentile di Larino".  Una squisitezza questi ceci della Guarenza, il monte più alto di Larino nel Molise, che segna il confine con il territorio di Montorio nei Frentani.   Ed è di questo pi ccolo incantevole paese l'Azienda "Fonte di Santa Maria", dei fratelli Antonio e Andrea Albino, che produce questa bontà e, anche, l'olio "Hosidius", un misto di "Gentile di Larino" e "Oliva nera di Colletorto" che ben si adatta ai ceci ed ai legumi in generale.    La fonte di S. Maria della Guarenza, dove fino a tre secoli fa si trovavano i ruderi di una chiesetta e di un convento fondato dai Francescani conventuali, raccoglie l'ombra di una stupenda, meravigliosa quercia ultrasecolare.   Un posto da visitare.    Dopo questa piacevole quanto mai gradita degustazione e altre fatte nel passato, non ultima quella dei ceci della cooperativa

AMARE LA PROPRIA TERRA

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S. E. Mons. Gianfranco De Luca   Sua eccellenza Mons. De Luca, vescovo di Termoli – Larino, ha finalmente parlato per far conoscere, ai cittadini larinesi e molisani, le ragioni che l’hanno convinto a mettere a disposizione della Granarolo, per il suo progetto di una stalla di 12.000 manze, i 100 ettari dei terreni del Seminario di Larino. Un numero - ben 12.000 manze che vengono a fare la colonia a Larino - che ieri, dando la sua disponibilità, non l’ha impressionato e neanche insospettito delle conseguenze che sarebbero ricadute sul territorio, nel momento in cui andavano a cementificare i suoi 90 ettari di terra di Monte Arcano! Bene hanno fatto il Comitato “No Stalla, Si Molise bene comune” e quanti – tra i quali numerosi esperti - hanno spiegato nei minimi particolari le ricadute, tutte negative,   di questo progetto che ha come solo obiettivo il profitto e la conquista da parte della Granarolo della leadership nel campo della trasformazione e distribuzione del l

UNA BELLA NOTIZIA

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APPROVAZIONE DA PARTE DEL CONSIGLIO DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO DELLA MOZIONE CHE ESPRIME LA PROPRIA CONTRARIETA' A UNA STALLA DI 12.000 MANZE NELLA ZONA DEL BASSO MOLISE   Dopo il NO del consiglio comunale di Termoli è arrivato anche quello del consiglio della Provincia di Campobasso, con l'approvazione a maggioranza della mozione presentata dal consigliere Michele Durante . Si aspetta il No della Regione per chiudere con questa "Stalla" di 12.000 manze pensata dalla Granarolo, voluta e invocata dai parlamentari molisani e dall'Associazione industriali, sostenuta dal centro sinistra che governa la nostra Regione e dal silenzio delle organizzazioni professionali, sindacali e cooperative e delle associazioni ambientaliste.   IL CONSIGLIO PROVINCIALE VISTO che il territorio regionale, segnatamente nella zona del Basso Molise, è interessato dal possibile insediamento di un allevamento intensivo di bovini, denominato GRANMANZE, proposto dalla societ

L'Italia, arca di Noè della biodiversità, contro la rapacità degli speculatori

C’è il rischio, se non si mette un freno al processo crescente di furto del territorio, di ritrovarsi con l’arca che Noè, su invito del Signore, si era premurato di riempire con tutte le piante e gli animali del creato per salvarli dal diluvio universale, svuotata. Un inno alla diversità, quale inno alla vita, che rischia di essere trasformato nell’inno alla uniformità, cioè alla morte. Non è servito l’anno 2010, anno della biodiversità, a far riflettere sulle conseguenze della perdita di questo importante patrimonio, nel momento in cui è continuata, in Italia come nel mondo, l’accelerazione del processo che va riducendo lo spazio, cioè il territorio e, con esso, la biodiversità. Per la verità ci sarebbe più bisogno di un blocco che di un freno, anche per riflettere sui disastri provocati da questa scellerata rincorsa, causata dalla logica di un sistema fallito da tempo e che si tenta di resuscitare, con la conseguenza di una perdita ulteriore di tempo che, con la conta di nuov