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Papa Francesco: "non c’è umanità senza coltivazione della terra"

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  Le riflessioni agricole del Papa in occasione dell'incontro con Coldiretti: "la sfida è: come realizzare un’agricoltura a basso impatto ambientale? Come fare in modo che il nostro coltivare la terra sia al tempo stesso anche un custodirla? Solo così, infatti, le future generazioni potranno continuare ad abitarla e a coltivarla."                 Cari fratelli e sorelle, buongiorno. Vi do il benvenuto in occasione del settantesimo anniversario di fondazione della Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti. Ringrazio il vostro Presidente per le cortesi parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Estendo il mio saluto al Consigliere ecclesiastico nazionale e a quelli regionali qui presenti, segno della speciale attenzione che la Chiesa riserva alla vostra attività. Il nome “coltivatori diretti” fa riferimento al “coltivare”, che è un’attività tipicamente umana e fondamentale. Nel lavoro degli agricoltori c’è, infatti, l’accoglienza del prezioso dono della terr

Il confronto non è più sulla quantità ma sulla qualità di un’olivicoltura globalizzata

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di Pasquale Di Lena Bisogna guardare lontano se si vuole, con i nostri oli, essere i protagonisti di oggi e di domani del mercato. I nuovi concorrenti sono gli olivicoltori del mondo. Non partire da questa novità vuol dire far perdere opportunità agli oli italiani                 Di fronte a una realtà piena di problemi come quella olivicola, con molti, o la gran parte di essi, causati dal silenzio di un mondo complesso e contraddittorio come quello dell’olio oltre che dal sonno delle istituzioni, c’è chi pensa di darti lezioni con la semplificazione. Per esempio quello di far credere, volendo dare una svolta all’olivicoltura italiana, che il vino e l’olio, attualmente, sono due prodotti che camminano l’uno a fianco all’altro e come tali da considerare. Non è così, visto che sono due realtà che, avendo fatto percorsi diversi, non sono per ora paragonabili o, meglio, affiancabili. Con l’ editoriale che ha aperto l’ultimo numero di Teatro Naturale dell’altra settimana, Albert

Olives from the 20th century to the 21st

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  Un "convegno piuttosto atipico" che si è tenuto a Tel Aviv l'11 e il 12 di gennaio u.s. e raccontato dall'Accademico dell'olivo e dell'olio Andrea Fabbri. Un sesoconto che riporto volentieri per capire che c'è un mondo, quello olivicolo, che non dorme ma pensa al domani dell'olivo e dell'olio. Una realtà, questa, che, con i suoi paesaggi e le sue proprietà di alimento naturale e, come tale, sano per l'uomo, è bellezza e bontà. Quella bellezza e bontà propri dei territori italiani che, grazie a quel ricco patrimonio di biodiversità olivicola, hanno il merito di esprimere anche la diversità degli oli. Centinaia di varietà autoctone, sparse sulle 18 regioni italiane interessate dall'olivo, che danno un primato mondiale all'olivicoltura italiana.

Altri tagli alla sanità

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Ben 4 miliardi in meno con la legge di stabilità 2015 che, aggiunto il miliardo e sessantacinque milioni ereditato dal 2013, fanno oltre cinque miliardi e mezzo. Dicono che c’è ancora qualche altro miliardo da essere preso in considerazione. Si guardano bene dal toccare i privilegi, i patrimoni, e, così, si aggrappano alla salute dei cittadini, cioè ai più deboli e bisognosi se uno pensa ai tanti anziani, molti dei quali soli. Sta tutto nella logica neoliberale del sistema, quella che dice che solo chi ha i soldi può essere curato, nel momento in cui al centro del vivere civile non c’è più l’uomo ma i quattrini. Ecco perchè quando senti dire a gran voce la parola “riforma”, devi preoccuparti e capire che essa, in pratica, vuol dire taglio delle conquiste, democratiche e sociali, ottenute con le lotte dei cittadini, in particolare dei cittadini lavoratori che, per i renzini e i berlusconini, sulla base delle direttive emanate dai loro padroni,   devono essere sconfessati, maltrattat

L’agricoltura muore per mancanza di scelte politiche non di risorse.

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  d i Giorgio Scarlato - coltivatore di Palata in provincia di Campobasso sempre pronto a portare il suo contributo per spiegare il mondo di cui è un protagonista e per denunciare i limiti culturali e politici di una classe dirigente dell’Italia e del Molise che ricadono sull’agricoltura e sono tanta parte della crisi che vive il Paese.   Nell’attuale situazione di crisi nazionale, e questo da anni, c’è il settore agricolo colpito in modo grave e particolarmente  preoccupante che sempre più si affossa.    Non è facile fare il contadino oggi in Italia e in modo particolare in Molise.   Vessazioni fiscali (gli ultimi appesantimenti : l’IMU sui terreni e l’abbattimento delle agevolazioni sul gasolio agricolo); “credit crunch”, la stretta creditizia  (che ha colpito in modo particolare il Sud Italia ) che ha ridotto l’accesso al credito ( rating agricolo basso, ossia la classificazione del rischio finanziario) a causa del maggior costo sugli interessi e dalla assenza di mec

ELETTRODOTTO GISSI-FOGGIA. QUESTO SCONOSCIUTO

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  Non c'è più pace con questi governi distratti e senza la bussola della programmazione. Un altro problema che riguarda il futuro del Molise, soprattutto il nostro territorio, quello della fascia litoranea più ricca di agricoltura e di aziende: Montenero di Bisaccia, Petacciato, Guglionesi, Larino, San Martino in Pensilis, Ururi.    Quest’opera imponente, in realtà, dovrebbe proseguire verso sud attraversando le aree collinari di Abruzzo, Molise e Puglia fino a raggiungere Foggia. Attualmente il progetto è in fase di Valutazione di Impatto Ambientale nazionale presso il Ministero dell’Ambiente.E’ composto da centinaia di sostegni alti tra 50 e 76 metri che modificheranno radicalmente il paesaggio, occupando vaste aree che saranno espropriate e/o assoggettate ... a servitù di passaggio.   Ecco cosa mi scrive oggi dalla bella Sicilia la mia amica Eleonora proprietaria, con la madre, di un bellissimo oliveto Buongiorno Pasquale, ma t

A paure

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  Cuanne scennie u sòle, e u sòle scennie e nghiane sèmpe maie, però, nu s’tésse punte nu s’tésse memènte, pe n’atteme ze sènte nu selènzie ch’éllucche ze lamènte come nu s’trazie forte che te rès’te dend’a mènte. E’ a tèrre che nen ne po’ chiù té paure da nòtte, dù scurdele ch’érrive, ma èncòre de chiù de l’ome c’a pèrse a raggiòne e scave, rombe, mannie, reiette, pègge de cuille de prime   La paura Quando scende il sole/e il sole scende e sale/sempre/mai però nello stesso punto/nello stesso momento/per un attimo si sente/un silenzio che urla/si lamenta/un forte strazio/che resta nella memoria//E’ la terra/ che non ne può più/ha paura della notte/ del buio che arriva/ma, ancor di più, dell’uomo/che è impazzito e scava,/distrugge, divora, vomita, /peggio di quello che c’era prima. Gennaio 2015 - pasqualedilena